La battaglia contro il tumore assorbe moltissime energie, soprattutto quando il male ha già iniziato a invadere il corpo con le metastasi: molti pazienti decidono comunque di stringere i denti e continuare a lavorare nonostante le difficoltà, non solo per motivi economici, ma anche per distrarsi e sentirsi meno soli. Negli Stati Uniti ce la fanno 3 pazienti su 10, mentre gli altri rinunciano schiacciati dal dolore e dalla stanchezza fisica. A dirlo è uno studio dell’Università del Wisconsin a Madison, pubblicato sulla rivista Cancer.
A oltre 4,8 milioni di americani in età lavorativa è stato diagnosticato un tumore, in alcuni casi incurabile: nonostante questi numeri, sono ancora pochi gli studi che hanno approfondito le loro scelte in materia di lavoro. Per colmare questa lacuna, i ricercatori guidati da Amye Tevaarwerk hanno analizzato un campione di quasi 700 pazienti con l’obiettivo di capire quali fossero i fattori associati a cambiamenti lavorativi tra le persone con cancro metastatico.
Dai risultati è emerso che il 58% dei pazienti ha riportato cambiamenti nella routine lavorativa dovuti al tumore. Il 35% ha continuato comunque a lavorare a tempo pieno o part-time nonostante la malattia in fase avanzata, mentre il 45% è stato costretto a rinunciare al lavoro per via dei sintomi troppo pesanti: affaticamento, sonnolenza, problemi di memoria e intorpidimento sono risultati essere i nemici più difficili da combattere. Il tipo di trattamento, il tipo di tumore e il tempo dalla diagnosi, invece, non sembrano influire sulla decisione.
«Quando parliamo di pazienti con un tumore metastatico – sottolinea Amye Tevaarwerk – molto spesso l’attenzione si concentra su cosa accade subito dopo la diagnosi e sul periodo di fine vita. In realtà, tra queste due fasi i pazienti continuano a vivere la loro vita di tutti i giorni, e ci sono molte questioni legate alla sopravvivenza che sono state finora trascurate dai ricercatori. Sulla base dei nostri dati, ci aspettiamo che circa un terzo dei pazienti con metastasi continuino a cercare di lavorare. Nuove soluzioni per controllare i sintomi potrebbero aiutare più pazienti a raggiungere questo obiettivo: servono dunque nuove ricerche – conclude l’esperta – che ci permettano di capire di quali altre risorse hanno bisogno per continuare a lavorare».
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