Bastano le chiacchiere dei vostri colleghi per distrarvi da quello che state facendo? Anche durante la lettura di questo articolo avete lo sguardo ballerino che continua a vagare in modo confuso sulle pubblicità lampeggianti e gli alert delle email in arrivo? Forse è il caso di dare una registrata al “filtro antispam” del vostro cervello. Ebbene sì, avete capito bene: anche il cervello è dotato di un suo particolarissimo filtro antispam, proprio come una casella di posta elettronica.
Si tratta di una speciale area cerebrale, localizzata nella corteccia medio-frontale destra, che si attiva per bloccare tutti quegli stimoli irrilevanti che rischiano di distogliere la nostra attenzione da ciò che stiamo facendo.
Più aumentano le distrazioni e più questo filtro si attiva in maniera veloce ed efficace. Lo dimostra uno studio pubblicato su The Journal of Neuroscience dall’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con l’Università di Verona e la Duke University di Durham, negli Stati Uniti.
I ricercatori hanno sottoposto 20 volontari ad una risonanza magnetica funzionale per misurare l’attività del cervello durante l’esecuzione di un compito: indicare la direzione di una freccia presentata su uno schermo, spesso insieme ad altre frecce di disturbo che potevano avere una direzione uguale o diversa e che andavano ignorate.
Dai risultati è emerso che il filtro anti-distrazioni sa attivarsi in maniera preventiva quando c’è una elevata probabilità di incontrare stimoli distraenti: inoltre opera in maniera più reattiva e precisa quando vi sono molti e frequenti distrattori difficili e ingannevoli, rispetto a quando gli elementi di disturbo sono più facili da ignorare.
«Questo studio chiarisce i meccanismi cerebrali con cui il cervello umano reagisce in modo preventivo a vari tipi di stimoli distraenti, rispondendo in maniera flessibile secondo i diversi tipi di attenzione richiesti dai vari compiti», spiega Francesco Marini, attualmente ricercatore post-dottorato all’Università della California di San Diego, che ha condotto lo studio nell’ambito del dottorato di ricerca in neuroscienze cognitive all’Università Milano-Bicocca. «Le potenziali implicazioni di questo studio – prosegue il ricercatore – riguardano tutte le professioni che richiedono la capacità di focalizzare l’attenzione in presenza di fonti distraenti, tra cui piloti, controllori del traffico aereo, fotografi, atleti».
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