Per stanchezza, per noia, per la digestione difficile o per ossigenare la mente: ne diamo tante di spiegazioni al contagioso comportamento umano dello sbadiglio. Nessuna fondata, almeno non dal punto di vista scientifico. Curioso è, invece, un nuovo studio, pubblicato su Physiology&Behaviour, che offre un’ennesima teoria: si sbadiglia per raffreddare il cervello non perchè l’ambiente circostante è troppo caldo, ma per mantenere l’omeostasi, ovvero l’equilibrio di temperatura che regna all’interno del nostro corpo e che, ad esempio, si raggiunge anche con la sudorazione.
Per dimostrarlo i ricercatori Jorg Massen e Kim Dusch dell’Università di Vienna hanno sfruttato la proprietà contagiosa dello sbadiglio tra 120 passanti per le vie della capitale austriaca: mostrando loro le foto di persone che sbadigliavano, gli studiosi hanno registrato se il ‘contagio’ dipendesse anche dalle condizioni climatiche. Ipotizzando un suo ruolo nel raffreddare il cervello, gli stessi ricercatori si aspettavano che i volontari sottoposti al test sbadigliassero di più in estate. In realtà la contagiosità dello sbadiglio non dipende dal caldo, ne hanno trovato conferma anche in uno studio del tutto simile condotto nell’arida Arizona: si è registrato, infatti, che le persone sbadigliano di più quando la temperatura climatica si aggira sui 20°. Colpa dell’omeostasi: quando fuori la colonnina di mercurio si impenna o scende in picchiata sotto lo zero, l’organismo si difende e mantiene la temperatura corporea con meccanismi più saldi rispetto a un misero sbadiglio. Diversa la situazione a ‘temperatura ambiente’ quando è il nostro stesso corpo ad abbassare la guardia, perché rischiamo poco, e a renderci più vulnerabili a piccole fluttuazioni di calore, da combattere con uno sonoro sbadiglio.
07/05/2014
