Bando alla pigrizia: abbiamo un motivo in più per alzarci dal divano e fare ginnastica. Chi non svolge attività fisica nella decade dei trent’anni e in quella dei quaranta avrà un cervello più piccolo dopo i cinquanta. Gli esperti confermano che uno stile di vita sedentario accelera il processo di invecchiamento e aumenta il ritmo al quale il cervello si restringe.
I ricercatori della Scuola di Medicina della Boston University affermano che essere in forma quando si è adulti è cruciale per essere in salute nella seconda parte della nostra vita. Il restringimento del cervello è uno dei principali fattori del declino cognitivo, della demenza e anche della morte prematura.
Nella ricerca sono state coinvolte quasi 1.600 persone iscritte al Framingham Heart Study, uno studio epidemiologico condotto dal 1948 proprio a Framingham, cittadina del Massachusetts, per valutare il rischio di malattie cardiovascolari. I partecipanti selezionati, con un’età che andava dai 31 ai 49 anni e senza segni di demenza o problemi di cuore, sono stati sottoposti a un test sul tapis roulant. L’analisi è stata ripetuta 20 anni più tardi, con il supporto della risonanza magnetica funzionale.
«Abbiamo trovato una correlazione diretta tra la scarsa forma fisica e il volume del
cervello nelle decadi successive – spiega Nicole Spartano della Boston University School of Medicine – un indicatore dell’invecchiamento cerebrale».
Lo studio, pubblicato su ‘Neurology’, ha rivelato che una minore prestanza fisica è strettamente collegata a un cervello più piccolo 20 anni dopo. La ricerca ha anche evidenziato che chi ha fatto registrare alti valori di pressione e frequenza cardiaca ha una maggiore probabilità di avere un cervello più piccolo due decadi dopo.
Il tempo di attività fisica suggerito va dai 150 minuti di attività moderata fino ai 75 di quella ad alto impatto ogni settimana.
«Questi risultati – continua Nicole Spartano – suggeriscono che il fitness nella mezza età possa essere particolarmente importante per i milioni di persone in tutto il mondo che presentano già evidenze di malattie cardiache».
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