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Psicofarmaci per “sballarsi”: quali rischi si corrono?

Nel 2022 quasi 300mila studenti delle scuole superiori italiane hanno assunto psicofarmaci senza indicazione medica per uso ricreativo

Psicofarmaci per sballarsi, una relazione molto pericolosa. Lo sa bene Valentina,16 anni, che frequenta il liceo e studia chitarra. Qualche mese fa è stata portata in ospedale d’urgenza per un’overdose di allucinogeni e ketamina, un anestetico usato come sedativo. Ancora oggi assume oppiacei e altri antidolorifici. Li butta giù con un bicchierino di vodka e chiama la combinazione «cocktail dietetico» perché provoca una forte ebbrezza con molte meno calorie rispetto a quelle che dovrebbe ingerire per ottenere lo stesso effetto con il solo alcol.

Una storia simile ad altre che racconta la tendenza di giovani e giovanissimi ad abusare di farmaci da prescrizione in cerca di sballo o per fare fronte a una crescente fragilità e a un persistente senso di inadeguatezza e vulnerabilità.

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Psicofarmaci: un adolescente su dieci li prende per sballarsi

A lanciare l’allarme è la Società italiana di neuropsicofarmacologia (Sinpf), secondo la quale si tratta di un fenomeno in preoccupante aumento, che riguarda un adolescente su dieci. In particolare, stando ai dati italiani dello studio European school survey project on alcohol and other drugs, pubblicato nel 2023 e condotto dai ricercatori dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa, quasi 300mila studenti delle scuole superiori, pari al 10,8%, di cui una maggioranza di ragazze, hanno assunto psicofarmaci senza indicazione medica nel 2022.

La relativa facilità di reperimento ha portato a raggiungere questi livelli di consumo. In seguito alla pandemia è incrementata anche la dipendenza associata ad altre sostanze psicoattive, come tabacco, energy drink, stupefacenti. Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr e responsabile dello studio, dichiara: «Di fatto i farmaci rappresentano da sempre la categoria di sostanze psicoattive più utilizzata dai giovani, dopo alcol e cannabis. Il problema è che molti ragazzi presumono che i medicinali soggetti a prescrizione siano più sicuri delle droghe da strada perché sono legali, invece non è affatto così».

Ciò non significa, ovviamente, che gli psicofarmaci siano da demonizzare. «In combinazione con un percorso terapeutico a 360 gradi sono fondamentali per trattare le malattie mentali anche nei bambini e nei giovani e favoriscono per loro un futuro positivo», conferma Matteo Balestrieri, professore ordinario di psichiatria all’Università di Udine e direttore della clinica psichiatrica dell’Azienda sanitaria universitaria della stessa città, oltre che co-presidente di Sinpf. «Tuttavia, il loro impiego a scopo ricreativo, senza alcun controllo, mette a rischio la salute e, in alcuni casi, anche la vita».

Ecco quali sono le categorie di farmaci più frequentemente usate fuori dalle indicazioni terapeutiche e quali rischi si corrono.

Benzodiazepine

Si tratta di molecole come diazepam, lorazepam, clonazepam, alprazolam, che agiscono favorendo l’azione dell’acido gamma-amminobutirrico (Gaba), un neurotrasmettitore che inibisce il sistema nervoso centrale. Di conseguenza si ottiene un effetto sedativo e tranquillante, con riduzione di frequenza cardiaca e respiratoria, temperatura corporea, pressione sanguigna. Queste molecole vengono di solito prescritte dal medico per ridurre l’ansia e facilitare il sonno.

In caso di uso per scopi ricreativi la dipendenza può verificarsi rapidamente. L’astinenza può provocare insonnia o ansia ricorrente, dolori muscolari, sudorazione, crampi addominali, nausea e vomito, mal di testa, irritabilità, depressione e confusione. Sintomi più gravi, anche se più rari, includono allucinazioni, intorpidimento delle estremità, convulsioni. Secondo il Western Journal of Emergency Medicine tali farmaci vengono spesso assunti in associazione con alcol o oppioidi per ottenere un effetto potenziato: ciò può comportare una dipendenza più rapida e maggiori probabilità di un’overdose fatale.

Psicofarmaci per sballarsi: barbiturici

Questi medicinali, un tempo molto prescritti ma ora utilizzati solo come anticonvulsivanti, includono molecole come amobarbital, pentobarbital, fenobarbital, secobarbital. L’assunzione per alcuni giorni o settimane può assicurare una sensazione di calma e tranquillità. Tuttavia, dopo un po’ di tempo potrebbe essere necessario assumere dosi maggiori per ottenere lo stesso effetto.

L’abuso può causare cambiamenti dell’umore, difficoltà a camminare e a concentrarsi, rallentamento dei riflessi, problemi di memoria, mentre utilizzare tali farmaci insieme con l’alcol può provocare diminuzione del battito cardiaco e rallentamento del respiro, fino alla morte. Attenzione anche a sospendere improvvisamente l’uso di queste molecole dopo averle assunte per lungo tempo, perché si potrebbe incorrere in crisi di astinenza.

Oppioidi

Sono potenti antidolorifici, come codeina, idrocodone, morfina, ossicodone, fentanil, carfentanil, prescritti per contrastare il dolore di forte intensità, come quello oncologico. Se assunti sotto la sorveglianza del medico difficilmente si instaura una dipendenza. Al contrario, se presi fuori dalle indicazioni per periodi prolungati, possono generare assuefazione. Inoltre, l’abuso provoca vertigini, rallentamento del respiro, mal di stomaco, vomito, costipazione, scarso coordinamento motorio, sbalzi d’umore, depressione, ansia. Se assunti insieme con alcol, barbiturici, benzodiazepine, possono causare gravi problemi respiratori, fino alla morte.

«L’uso senza ricetta di oppioidi è assai pericoloso, in quanto anche a dosi esigue provocano overdose, causando un alto numero di decessi», mette in guardia lo specialista. «Un recente report segnala che le persone decedute a seguito dell’uso di oppioidi sono oltre 100mila all’anno negli Stati Uniti. In particolare, il carfentanil, un potentissimo antidolorifico derivato dal fentanil, è molto difficile da diluire. E una minima quantità in più della dose consentita può risultare letale».

Psicofarmaci per sballarsi: stimolanti

«Vuoi essere bella e magra, portare a casa voti meravigliosi e uscire pure la sera? L’Adderall rende tutto questo possibile», sostiene una studentessa intervistata in Hai preso le pillole?, il documentario di Netflix che nel 2018 fece luce sull’abuso, tra gli studenti americani, di sostanze stimolanti. Non molto diversa la testimonianza di Marta, 23 anni, che studia lingue a Milano. «Mi sveglio presto e vado a lezione», rivela. «Nelle ore libere mi chiudo in un’aula studio, ma non sempre riesco a essere produttiva come vorrei. La sera mi metto a guardare una serie tv oppure esco e bevo o fumo. Dormo poco e il giorno successivo sono distrutta. Alcuni miei compagni usano stimolanti e sarei tentata di utilizzarli anch’io».

Spiega Balestrieri: «Si tratta di molecole come destroamfetamina, lisdexamfetamina, metilfenidato, che aumentano frequenza cardiaca, glicemia, pressione del sangue e dilatano le vie respiratorie. Vengono prescritte dai medici per trattare disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Adhd), disturbo da deficit di attenzione (Add), depressione, narcolessia, ma anche asma e obesità».

Alcuni giovani usano questi farmaci per ottenere un effetto anoressizzante, aumentare le energie e la vigilanza, incrementare prestazioni, concentrazione, resistenza, migliorare la performance nello studio (per esempio, per poter rimanere svegli tutta la notte per studiare). E ancora, per affrontare lo stress, l’ansia, i problemi di gestione del tempo ed essere all’altezza degli standard di eccellenza.

«L’abuso di tali medicinali, per esempio assumendoli a dosi elevate o frantumando le pillole e sniffandole, può però costare caro», avverte l’esperto, «provocando vertigini, mal di testa, insonnia, nervosismo, ipertensione, aumento della temperatura corporea, battito cardiaco irregolare e perfino l’arresto cardiaco».

Genitori: attenzione a questi campanelli d’allarme

Di fronte al dilagare di questo fenomeno occorre promuovere l’uso corretto dei farmaci con campagne di sensibilizzazione e informazione, coinvolgendo gli specialisti, i medici di medicina generale, la scuola, le famiglie. Ma anche incentivare i genitori a sorvegliare con attenzione i loro figli per cogliere tempestivamente eventuali segnali di disagio.

Un lavoro di prevenzione che va svolto a monte, come raccomanda lo psichiatra. «I bambini che presentano disturbi comportamentali, come irritabilità, aggressività, impulsività, difficoltà di socializzazione, saranno in futuro più vulnerabili all’abuso di farmaci e altre sostanze, con maggiori rischi di dipendenza. In questi casi è bene rivolgersi ai servizi di assistenza psicologica e psichiatrica diffusi su tutto il territorio nazionale».

Qualora si trovasse poi una pillola sospetta in giro per casa o nella giacca del proprio figlio, è bene chiarire di cosa si tratti, magari con l’ausilio del farmacista, visto che in circolazione esistono centinaia di medicinali e migliaia di compresse di tutti i colori, le forme e le dimensioni. Se si sospetta che il problema dell’abuso di medicinali sia già presente si può portarlo alla luce osservando i campanelli d’allarme, tra cui si annoverano farmaci mancanti, sbalzi di umore, cambiamenti nelle amicizie, inaffidabilità, abuso di alcol.

Bisogna distinguere l’uso occasionale dalla dipendenza

«In proposito occorre distinguere due momenti: uso occasionale e dipendenza vera e propria», specifica Balestrieri. «Nel primo caso bisogna far sì che il ragazzo superi la fase di negazione, diventando conscio del problema, per poi rivolgersi ai servizi per le dipendenze o alle comunità terapeutiche che metteranno in atto il trattamento ambulatoriale più opportuno».

«Nel secondo caso, invece, occorre ricorrere senza indugi a centri specializzati nella disintossicazione. Saranno i professionisti delle strutture stesse a valutare, caso per caso, tenendo conto del grado di compromissione educazionale, sociale, psicologico, se sia più indicata la terapia in ambulatorio o l’ingresso nella comunità terapeutica. In questo contesto, fondamentali sono le associazioni di volontariato, che si adoperano per indirizzare i genitori e sostenere le famiglie, spesso spaventate e disorientate».

Psicofarmaci per sballarsi: i dati del fenomeno in Italia

Secondo lo European school survey project on alcohol and other drugs del 2023 quasi 300mila studenti delle scuole superiori italiane hanno assunto psicofarmaci senza indicazione medica nel 2022. Di questi, il 53% riferisce di averli utilizzati già in precedenza, mentre l’1,9% dichiara di usarli di frequente. Un boom accentuato anche dalla facilità di reperimento dei farmaci (il 16% degli studenti è a conoscenza di luoghi in cui è possibile procurarseli agevolmente).

I medicinali sono, infatti, spesso disponibili in casa propria (50%) o di amici (18,7%), acquistati su Internet (29%), recuperati per strada o tramite altri canali (22%), sfuggendo al controllo degli adulti. Tra gli utilizzatori privi di prescrizione, questi farmaci si assumono per un generico divertimento (5%), per incrementare le prestazioni scolastiche (49%), per migliorare l’aspetto fisico facilitando il dimagrimento (64%), ma anche per aumentare l’autostima e sentirsi in forma.

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