Gli esperti la chiamano pandemic fatigue. In italiano la potremmo tradurre come forte stanchezza da pandemia. A lanciare l’allarme già gli psichiatri e gli psicologi durante la prima ondata. Ora anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha codificata. Si tratta di una vera e propria sindrome comportamentale con manifestazioni di stress e stanchezza causati dal perdurare della situazione di emergenza. Gli stimoli e le notizie ricevute dalla popolazione sono così alte che le persone tendono a diventare fataliste perché spossate dalla possibilità che questa condizione possa durare a lungo. La conseguenza è che dopo un primo momento di grande attenzione a tutte le regole comportamentali per abbassare il rischio di essere contagiati, l’allerta si allenta.
In questo articolo
Pandemic fatigue: quando lo stress diventa cronico
In una condizione di stress acuto tutti i nostri sensi sono in allarme. In questi casi si sta molto attenti ai comportamenti per evitare la situazione che genera questo stress. Se però questa circostanza dura per troppo tempo lo stress prende il sopravvento e gli stati d’ansia prendono il sopravvento. Ma c’è di più. L’uomo per poter sopravvivere ha una grande capacità di adattamento. Quando il problema diventa cronico c’è il rischio che diventi in qualche modo familiare e che quindi ci spinga ad abbassare la guardia.
Anche il continuo cambiamento delle norme restrittive porta a una condizione di confusione. Le persone più fragili o con meno strumenti fanno fatica a adattarsi continuamente ai nuovi provvedimenti. Si comincia a pensare che tutto sia inutile. In più fa capolino l’idea che la perdita della libertà personale e del rapporto anche fisico con le persone siano più importanti del contenimento dei contagi.
Quali sono i sintomi della pandemic fatigue?
I sintomi possono variare da persona a persona. Le manifestazioni più comuni però sono:
- ansia,
- agitazione,
- tristezza,
- irrequietezza,
- sbalzi di umore,
- rabbia,
- voglia di libertà,
- contrarietà alle norme imposte,
- fatalismo, quindi rassegnata passività agli eventi,
- fino alla negazione del problema.
La pandemic fatigue non va confusa con la post Covid fatigue
Pandemic fatigue e post Covid fatigue non devono essere confuse. La post Covid fatigue è un sintomo che può durare mesi e che colpisce le persone che hanno avuto la malattia. La sensazione è quella di sentirsi sempre stanchi, con dolori ai muscoli e confusione mentale. La pandemic fatigue è quando viene sopraffatti dall’ansia, perché viviamo in una costante situazione di allerta e preoccupazione.
Cosa fare?
I governi e le istituzioni locali
Le prime raccomandazioni dell’OMS sono per i governi sia nazionali, sia locali.
- Lo sforzo che devono fare è quello di comprendere la sofferenza dei propri cittadini e di non limitarsi a provvedimenti punitivi, che avrebbero il risultato di aumentarne il disagio.
- Anche la comunicazione delle istituzioni gioca un ruolo fondamentale. Più che parlare di divieti, bisognerebbe spiegare che si tratta di cambiamenti.
- Il pessimismo deve lasciare spazio a un realismo credibile.
- Inutile fare promesse che non possano essere mantenute, perché poi si perde la credibilità.
I mezzi di comunicazione
Sono il collegamento tra mondo politico e scientifico e popolazione. Il loro ruolo è determinante. Le raccomandazioni chiedono:
- obiettività e aderenza ai fatti.
- Inutile il confronto tra esperti sul virus. Il virus è un virus, è scienza. Sentire continuamente esperti che si contrappongono crea solo insicurezza. Alcuni Paesi, a differenza di quello che accade ad esempio in Italia, hanno scelto che a parlare sia solo uno scienziato.
- Mostrare insistentemente immagini di emergenza fa perdere ogni speranza che ci siano comportamenti che ci possano salvare.
- Sottolineare anche i dati positivi, invece di evidenziare solo quello che non va.
La popolazione
Qui entrano in gioco delle strategie per cercare di tenere sotto controllo stress e ansia. Il primo passo è quello di accettare il fatto che siamo stanchi e spossati. È una risposta normale, come spiegava prima, tipica di quando lo stress si cronicizza. Attenzione però, perché lo stress cronico, l’ansia e la paura abbassano le nostre difese immunitarie. In pratica la situazione è questa, meglio accettarla. Cerchiamo, per quanto possibile, di praticare tutte quelle attività che abbassano i livelli di stress, come l’attività fisica, che si può fare anche in casa, lo yoga, la meditazione. Ma anche i film che ci piacciono, i programmi televisivi che ci rilassano. Anche giocare con i video giochi può essere utile, perché ci fa staccare dalla realtà. Evitare di restare sempre in contatto con le notizie. Essere bombardati da immagini può essere deleterio. Limitarsi a un’informazione sufficiente a farci comprendere quello che sta accadendo. Non sottovalutare la propria situazione. Se ci sentiamo sopraffatti dall’ansia parliamone subito con un medico.
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