Un frigo ben organizzato, la cucina sempre pulita, una scrivania sgombra, un guardaroba ben suddiviso sono il sogno di (quasi) tutti. A ben pochi non piacerebbe vivere in un ambiente sempre ordinato e profumato. Mantenere tutto a posto, però, è un impegno che richiede fatica. E tempo che, spesso, si vorrebbe dedicare a qualcosa di più interessante. Eppure anche le pulizie di casa possono diventare un piacevole e utile passatempo.
Almeno stando a Luca Guidara, cleaning influencer e autore del manuale “Home sweet Home. Prendersi cura della casa e fare le pulizie non è mai stato così bello” (DeAgostini). Secondo Guidare mettere ordine in casa – anche solo per dieci minuti al giorno – non solo rende migliore l’ambiente intorno a noi. Ma fa bene anche allo spirito.
«È stato coniato un termine, cleaning therapy, terapia del pulito, per sottolineare i benefici», dice l’autore. «Simili a quelli del decluttering, la pratica di origine scandinava che fa uscire dal circolo vizioso dell’accumulo seriale di oggetti, invitando a eliminare tutto il superfluo. Chi si libera di confezioni vuote e vecchi giornali automaticamente inizierà a farlo anche con i pensieri e le preoccupazioni inutili».
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Pulizie di casa: un efficace antidepressivo
Da tempo la scienza ha esaminato l’impatto sulla salute in generale delle pulizie di casa. Per esempio, fanno bene al cuore. Uno studio condotto dall’università dell’Indiana su un campione di 998 persone tra i 49 e i 65 anni ha dimostrato che spolverare, stirare o lavare i pavimenti in casa per 30 minuti riduce il rischio di infarto. Quasi quanto 30 minuti di passeggiata all’aperto. A giovarne è anche il sonno. Una ricerca dell’americana National Sleep Foundation ha dimostrato che una camera da letto ordinata e lenzuola pulite avevano reso migliore la qualità del riposo notturno del 75% degli intervistati.
Ma i vantaggi riguardano soprattutto la psiche. La casa è in un certo senso lo specchio del sé. Stando a uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Personality and Social Psychology Bulletin, chi descrive la propria abitazione come caotica e piena di cose lasciate a metà è tendente alla depressione e presenta livelli alti di cortisolo, l’ormone dello stress. Molto di più rispetto a chi definisce casa propria come il luogo ideale in cui riposarsi e ristorarsi.
Ci specchiamo nella nostre abitazioni
Dunque è vero che l’ordine dell’ambiente esterno agevola l’ordine interiore? «La casa rappresenta il sé e riflette inevitabilmente la persona che la vive», risponde Roberto Pani, psicanalista e psicoterapeuta, docente di psicologia clinica all’Alma Mater Studiorum Università di Bologna. «Per esempio, è più frequente trovare in disordine l’appartamento di un single che quello di una famiglia. Per evidenti ragioni. Tra le mura domestiche non ha spazi da condividere con altre persone, non riceve ospiti tutti i giorni e, se vuole, può permettersi di trascurare le pulizie. Ma parliamo di persone normali, naturalmente, senza particolari patologie. Tolti i casi estremi, si può affermare che la corrispondenza tra interno ed esterno esiste e vivere in un ambiente più ordinato aiuta la quotidianità. Non solo da un punto di vista pratico».
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Eppure c’è anche chi nel disordine è perfettamente a proprio agio. «Come i mariti, che non trovano più niente quando le mogli mettono a posto. O i figli, che protestano con le mamme dopo che hanno pulito la loro stanza», prosegue Pani. «Ogni individuo ha la propria strategia, un’autorganizzazione che ad altri può sembrare disordine».
Il disordine spia di un disagio
Certo, quando il disordine è troppo rischia di non essere più lo specchio di uno spirito creativo e libero da schemi precostituiti. Ma soltanto il riflesso di un disagio. È il disordine di chi, per esempio, sta vivendo un trauma come lutto, una separazione o la perdita del lavoro e si lascia andare all’incuria per mancanza di energie, di speranze o di visione del futuro. Come se fosse in attesa che qualcuno, una specie di mamma accudente, arrivi e rimetta tutto a posto, dentro e fuori casa.
«La cucina guarda che cos’è… quanti piatti sporchi da lavare…», cantava un disperato Lucio Battisti piantato dalla sua donna in “Vendo casa”. «Se una persona sta vivendo un momento negativo, sta affrontando un trauma oppure sta passano una fase di confusione rispetto a decisioni che deve prendere, il disordine casalingo diventa la spia di tale scombussolamento», conclude Pani. «L’aiuto delle persone vicine in questi casi è determinante. Se non fosse sufficiente, è utile il supporto di uno psicoterapeuta».
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