James Joyce, nel racconto Dopo la corsa, in Gente di Dublino, scriveva: «La rapida corsa dà sempre un senso di ebbrezza, allo stesso modo che la fama e il denaro». Un concetto ripreso molte volte dal cinema, basti pensare a Gioventù bruciata, Il sorpasso e ad altri film più recenti.
Si sfoga l’aggressività
Proprio così: per alcuni automobilisti la velocità è come una droga, fonte di un piacere irrinunciabile. Le ragioni alla base del comportamento di questi emuli di Alonso sono diverse.
«Spesso si tratta di individui che amano vivere situazioni al limite, e allora la strada diventa il luogo ideale per confrontarsi con il pericolo», spiega Max Dorfer, esperto di psicologia della sicurezza viaria presso l’azienza sanitaria di Bolzano. «Oltretutto oggi molti conducono una vita sedentaria e hanno poche occasioni di scaricare la propria aggressività: l’auto si trasforma in una valvola di sfogo».
Non solo: correndo all’impazzata, queste persone vogliono dimostrare, soprattutto a se stesse, quanto sono coraggiose e brave. Più brave degli altri. Così vivono il sorpasso come un affronto, a cui rispondono con insulti e con un contro sorpasso. Anche perché in macchina si è nell’anonimato: non si conoscono gli altri automobilisti e non si è riconosciuti, quindi è più semplice reagire.
Poi c’è un aspetto legato alle conseguenze del proprio comportamento: gli incidenti sono eventi statisticamente poco frequenti e altrettanto rari sono i controlli delle forze dell’ordine e le infrazioni. Di conseguenza, giorno dopo giorno, chi corre rinforza la sensazione che il suo comportamento non sia poi così negativo.
Una sensazione che può rivelarsi pericolosa, visto che poi gli incidenti ci sono, eccome: secondo il rapporto di Aci e Istat, nel 2004 in Italia se ne sono verificati in media 614 al giorno. E il 91% degli incidenti dipende da comportamenti scorretti del conducente: per il 12,2% si tratta proprio di eccesso di velocità.
Psicoterapia per frenare
Imparare ad alzare il piede dall’acceleratore è possibile? Chi supera i limiti ogni tanto deve impegnarsi a rispettarli sempre, senza eccezioni. «Ma i veri patiti della velocità difficilmente ci riescono da soli. A loro suggerisco un supporto psicoterapeutico riabilitativo mirato», dice Dorfer.
Raffaella De Angeli – OK La salute prima di tutto
Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2010