Stare seduti troppo a lungo non è rilassante, così come non lo è svagarsi per troppe ore tra videogiochi, film e internet: la sedentarietà, spesso confusa con la concessione di un po’ di relax quotidiano, è in realtà un fattore che amplifica l’ansia.
Non una novità, se si pensa che gli stati d’ansia oggi interessano oltre 27 milioni di persone e da sempre si ritiene che siano le abitudini quotidiane, inclusi ritmi frenetici e poca attività fisica, a favorire l’insorgenza di sintomi come ritmo cardiaco accelerato, sensazione di mancanza di respiro, mal di testa e tensioni muscolari.
Un gruppo di ricerca del Deakin University’s Centre for Physical Activity and Nutrition Research in Australia ha indagato l’esistenza di una correlazione diretta tra ansia e uno stile di vita sedentario. «E’ fondamentale capire i fattori comportamentali che possono condurre all’ansia per elaborare strategie di prevenzione e gestione di questo distrubo», spiega Megan Teychenne, autrice della ricerca australiana apparsa su BMC Public Health. «Il nostro studio mostra un’associazione tra il tempo in cui si sta seduti e l’insorgenza di sintomi ansiosi, tuttavia questo legame necessita di essere ulteriormente approfondito».
Più che passare troppo tempo davanti a uno schermo, infatti, è lo stare seduti che con il tempo va vacillare l’equilibrio psicologico e amplifica i segnali di stress. Il gruppo di ricerca ipotizza che vi siano altri fattori coinvolti nel circolo vizioso dell’ansia, come un maggiore isolamento sociale indotto dalle attività sedentarie e i disturbi del sonno, favoriti proprio dall’eccessiva esposizione alla luce degli schermi dell’ebook o del computer. Il team australiano ha preso in esame nove studi precedenti, condotti su adulti e bambini: da quattro di questi è emerso che l’ansia aumenterebbe con il numero di ore trascorse in poltrona.
Aumentano, quindi, le evidenze che la sedentarietà faccia male all’organismo e renda vulnerabili ad alcuni disturbi cronici: oggi molte evidenze la classificano come fattore di rischio per obesità, osteoporosi, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e anche alcune forme di tumore.