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Il tormentone ci rimane in testa? Colpa del cervello iperattivo

Solo alcune persone riescono a tenere 'in testa' una canzone tutto il giorno. Il fenomeno si chiama immaginazione musicale involontaria e dipende da differenze anatomiche nel cervello

Da Jovanotti a Omi, da Alvaro Soler a Cremonini, la corsa per aggiudicarsi il titolo di tormentone dell’estate 2015 è ancora aperta. Più che per il ritmo, però, una canzone rimane in testa a lungo per colpa del cervello: differenze anatomiche, come lo spessore della corteccia cerebrale e il volume della materia grigia, influenzano la sensibilità individuale al rischio tormentone e a canticchiare tutto il giorno una canzone.

Il fenomeno è stato descritto nel dettaglio per la prima volta dal gruppo di ricerca che si occupa di musica, mente e cervello presso il Goldsmith College di Londra. In termini tecnici si chiama immaginazione musicale involontaria ed è la caratteristica, non comune a chiunque, con cui si riesce a riprodurre mentalmente un motivetto. Sottoponendo un gruppo di 44 volontari, tra i 25 e i 70 anni di età, a risonanza magnetica mentre stavano ‘canticchiando’ un tormentone nella testa, gli psicologi britannici hanno chiarito le basi neurali di questo fenomeno: le persone che hanno riportato una maggiore tendenza all’ascolto ‘mentale’ mostravano anche un minore spessore in quattro regioni del cervello (corteccia frontale, temporale, giro cingolato anteriore e angolare sinistro) già correlate da studi precedenti ad altri meccanismi percezione musicale, la spontaneità e il sognare a occhi aperti. Dai risultati pubblicati sulla rivista Consciousness and Cognition gli autori hanno sottolineato anche il legame tra il volume della materia grigia e le emozioni suscitate da una canzone che è andata in loop nel cervello. «I tormentoni sono molto comuni, compaiono spontaneamente e senza un controllo consapevole così come i sogni a occhi aperti», ha spiegato il primo autore dello studio, Nicolas Farrugia. «Gli episodi sono spesso piacevoli ma possono anche essere fastidiosi. Mentre recenti studi del nostro stesso team avevano analizzato il possibile legame tra i tormentoni e l’umore e alcuni tratti di personalità come il disturbo ossessivo-compulsivo, questo studio invece fornisce la prima evidenza di come differenze individuali nella struttura anatomica del cervello siano correlate alla capacità di ‘sentire’ i tormentoni». Stando alle ipotesi dei ricercatori, lasciare ronzare in testa una canzone sarebbe una strategia per il cervello di tenersi sempre attivo e allerta: questo, con il tempo, potrebbe indurre anche alcune modificazioni strutturali come quelle osservate nello studio. (CP)

Gruppo San Donato

21/07/2015

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