Il nostro cervello è dotato della modalità “scatto panoramico”, esattamente come le macchine fotografiche degli smartphone: la azioniamo tutte le volte che dobbiamo riportare alla memoria un luogo, e lo facciamo attivando alcuni neuroni specializzati nel sovrapporre immagini contigue per dare un’unica visione panoramica a 360 gradi. Lo hanno scoperto i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT), che pubblicano i risultati del loro studio sulla rivista Current Biology.
«La nostra comprensione dell’ambiente circostante è ampiamente condizionata dal ricordo di ciò che al momento non abbiamo sotto gli occhi», spiega la ricercatrice Caroline Robertson. «Per questo volevamo trovare i centri del cervello che integrano i ricordi dell’ambiente visto a 360 gradi con l’attuale campo visivo. Secondo la nostra ipotesi di partenza, quando iniziamo a costruire un ricordo dell’ambiente circostante, ci sono alcune regioni del cervello in cui la rappresentazione di una singola immagine inizia a sovrapporsi con rappresentazioni di altri punti della stessa scena».
Per verificare questa teoria, i ricercatori hanno chiesto ad un gruppo di volontari di indossare dei visori a realtà immersiva con cui osservare 40 coppie di immagini scattate in diversi punti dello stesso quartiere di Boston. Dalle loro reazioni è emerso che i luoghi venivano riconosciuti più facilmente se in precedenza erano stati osservati con immagini panoramiche a 100 gradi piuttosto che con immagini discontinue. La risonanza magnetica cerebrale, eseguita durante il test, ha dimostrato inoltre che quando si osservano due immagini collegate, nel cervello due diverse regioni si accendono in maniera del tutto simile: sono l’area spaziale occipitale (OPA) e il complesso retrospleniale (RSC), i due “interruttori” che attivano lo scatto panoramico per aiutare la memoria.
Elisa Buson
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