Spesso i genitori si smarriscono quando un figlio fallisce al liceo o all’università. Alcuni tendono a eccedere, con punizioni e umiliazioni, non pochi esagerano nell’altro senso, dando per scontato che i figli abbiano subito un torto.
BOCCIATURA AL LICEO. «In genere, la perdita dell’anno scolastico corrisponde a una reale mancanza di impegno del ragazzo», spiega Alberto Vito (puoi chiedergli un consulto), responsabile del servizio di psicologia dell’ospedale Cotugno di Napoli. «Questo non vuol dire che, anche se prevista, la bocciatura non sia uno choc».
• Anche se provate rabbia e delusione a vostra volta, state vicino a vostro figlio. Domandate che cosa prova: tristezza, sconfitta, svilimento.
• Cercate di capire se la scuola che ha scelto di frequentare era come se l’immaginava, come sono i rapporti con compagni e insegnanti.
• Discutete la possibilità di cambiare istituto.
• Non mortificate ulteriormente la sua sensibilità: la bocciatura non è un verdetto sul ragazzo in sé, ma un giudizio sul suo impegno. Non è stupido lui, è stato stupido non studiare.
• Rimproveri e punizioni sono utili, ma devono servire a dimostrare che non si può ottenere tutto ciò che si vuole se non ci si impegna a sufficienza.
UNIVERSITÀ, BOCCIATURA AI TEST D’INGRESSO. «È importante il sostegno emotivo: il rischio di desumere un insuccesso esistenziale da una mancata ammissione è alto», dice Vito.
• Genitori, convincete vostro figlio che il fallimento può essere dipeso da fattori esterni. Sfidatelo a riprovare, se quella facoltà corrisponde alle sue inclinazioni: invitatelo a considerare questa possibilità con la prospettiva di una vita intera, per la quale sei mesi o un anno di ritardo non costituiscono una tragedia.
• Continuate a esprimergli fiducia qualsiasi scelta faccia.
BOCCIATURA A UN ESAME UNIVERSITARIO. Non ha studiato abbastanza? «Senza esagerare nei toni, cercate di stimolarlo a fare di più», dice lo psicologo. «Può anche succedere che l’esame sia andato male per un motivo indipendente dall’impegno, come un malore o un periodo no. C’è anche il caso che vostro figlio sia incappato in un docente troppo rigido e severo».
• Insegnategli a non dare un’importanza esagerata alla sconfitta. Le cadute servono a rialzarsi più forti di prima e a riprovare con maggiore convinzione.
Francesca Gambarini – OK La salute prima di tutto
Ultimo aggiornamento: 27 gennaio 2010