I genitori che usano troppo il cellulare hanno un rapporto peggiore con i figli. Non sono solo quindi un pessimo esempio per i bambini, ma la loro abitudine incide proprio sulla qualità del loro ruolo. La notizia arriva da uno studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Frontiers in Child and Adolescent Psychiatry.
Molti studi precedenti si sono concentrati sul fatto che molti genitori usino i cellulari come babysitter dei loro figli. Questa volta si è voluto indagare sugli effetti del loro uso.
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Qual è la differenza tra phubbing e tecnoferenza?
Attenzione: il problema per una volta non è lo smartphone in sé, ma la continua distrazione. In termini tecnici si parla di phubbing, neologismo che unisce la parola phone, telefono appunto, e snubbing, che come si intuisce facilmente significa snobbare. Questo vale per qualsiasi rapporto.
La tecnoferenza è invece un modo nuovo per indicare come le tecnologie digitali possono interferire nel rapporto tra genitori e figli. La differenza è notevole, perché mentre gli amici possono anche decidere di non frequentarci più, i figli no. Loro hanno il diritto di avere genitori presenti.
Genitori che usano troppo il cellulare diventano distanti per i figli
In realtà lo studio sostiene che la distrazione dal proprio ruolo di genitori è sempre negativa. Quindi anche se una madre o un padre dedicano tempo anche alla lettura o alla scrittura ci sono problemi nel loro rapporto. La differenza è che raramente un genitore passa ore e ore a leggere. I dati invece ci dicono che ci sono adulti che trascorrono diverse ore al giorno davanti allo smartphone.
Genitori usano il cellulare anche durante l’allattamento
Già una ricerca svolta dalla Società italiana di Pediatria condivisa insieme all’Associazione nazionale dipendenze tecnologiche e cyberbullismo aveva sottolineato come la metà delle madri e dei padri utilizza il cellulare durante l’allattamento, invece di cercare l’intesa con il proprio bambino.
Un altro studio sempre italiano svolto dall’Università Bicocca di Milano aveva dimostrato come i figli adolescenti che si sentono vittime di phubbing da parte di mamma o papà, si allontanano dalla famiglia e smettono di parlare della loro vita con i genitori.
Lo studio svizzero: com’è avvenuta la sperimentazione?
Per verificare se ci siano distrazioni peggiori di altre, l’Università di Scienze Applicate e Arti della Svizzera Occidentale ha coinvolto cinquanta coppie genitore-figlio, con i bambini che avessero in media 22 mesi. Tutte le coppie hanno dovuto giocare insieme per un tempo limitato di dieci minuti.
A questo punto gli esperti hanno diviso i partecipanti in tre gruppi:
- nel primo non c’erano distrazioni,
- nel secondo il genitore si è fermato dopo cinque minuti per rispondere per iscritto ad alcune domande,
- infine il terzo ha risposto alle domande ma attraverso un tablet.
Il risultato tra il secondo e il terzo gruppo è stato identico. I genitori erano poco sensibili alle richieste dei figli, e i figli avevano un livello di coinvolgimento scarso nei confronti dei genitori. Quindi la tecnoferenza non ha influito in modo maggiore.