Si chiama “gaslighting” ed è la parola più cercata su internet nel 2022. Il termine, la cui traduzione letterale è “illuminazione a gas”, ha origini molto lontane, vista l’ispirazione al film del ’44 Gaslight con Ingrid Bergman (proiettato in Italia con il titolo Angoscia) in cui un uomo tenta di indurre la moglie alla pazzia, e sta ad indicare una delle forme più subdole e sottili di violenza psicologica che ha come arma principale la parola. Come riconoscerne i campanelli d’allarme?
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Una manipolazione subdola e lenta
Tale manipolazione psicologica subdola, lenta e maligna, «a cui si può essere sottoposti da parte di un narcisista malintenzionato che, facendoci dubitare delle nostre percezioni ed emozioni, ci impone la sua volontà, è più frequente di quanto si creda – spiega Enrico Zanalda, psichiatra e Presidente della Società Italiana di Psichiatria Forense – e determina nella vittima uno stato di confusione emotiva che è un preludio dell’adesione passiva alla volontà dell’induttore».
Di per sé non è considerato un reato, «ma può essere collegato a reati quali maltrattamenti, stalking o truffe. Nel caso in cui tra “abusatore” e vittima vi sia a un’evidente asimmetria culturale o di salute mentale – sottolinea lo psichiatra – si può ravvisare il reato di circonvenzione di persona incapace ai sensi dell’art. 643 del codice penale, per infermità o deficienza psichica».
Il perché sia diventata la parola più cliccata nel 2022, come spiega l’esperto, deriva forse dalle molte “fake news” presenti in rete che fanno dubitare della realtà, con il proposito appunto di manipolare i destinatari dei messaggi.
Riconoscere i campanelli d’allarme
Diversi sono i campanelli d’allarme che aiutano a riconoscere quando ci si trova davanti al gaslighting. Frasi quali “secondo me hai bisogno di aiuto”, “sei tu che ricordi male”, “stai inventando, così come “ma hai le allucinazioni”, “sei sicura di stare bene? Dici cose strane”, sono chiare espressioni di violenza psicologica che minano l’autostima della vittima, al punto da farle dubitare su ciò che sente, ciò che crede e ciò che fa.
Come spiega Zanalda, «un esempio è il costante discredito dei nostri pensieri e delle nostre convinzioni, con critiche più o meno subdole. Poi c’è l’isolamento che esclude dalle altre relazioni, attraverso una gelosia sempre più manifesta. Indicativo anche il dubbio che ci racconti delle bugie, poi negate dallo stesso».
Frequenti sono anche «i casi di truffe romantiche in cui individui soli vengono coinvolti in una relazione amorosa a distanza che presto o tardi diventa una continua richiesta di denaro. Purtroppo, chi rimane vittima di queste situazioni non le denuncia perché quando se ne rende conto si vergogna di “essere stato così stupido, pollo o credulone”. Il modo migliore – aggiunge Zanalda – però per superare il senso di colpa è denunciare il manipolatore e diffondere l’esperienza negativa in modo che aumenti la consapevolezza generale di queste possibilità di incontri pericolosi».
Meglio diffidare dalle relazioni totalizzanti
Nel concludere, Zanalda sottolinea che «è sempre bene diffidare dalle relazioni che divengono totalizzanti velocemente: meglio mantenere quella gradualità di frequentazione che ci permette di confrontarci con le altre persone, in modo da mantenere la nostra individualità. Attenzione perché il narcisista maligno è abile nel scegliersi le vittime e a individuare le strategie per approfittarsene».