Se non riesci a staccarti un attimo dal tuo telefonino e non ascolti chi ti sta di fronte, allora sei un “phubber”. Cosa significa? Il termine nasce dalla combinazione delle parole “phone”, telefono, e “snubbing”, snobbare, e indica quelle persone che, quando sono fuori con gli amici o seduti a tavola in compagnia, non riescono a staccarsi dal proprio smartphone e finiscono per snobbare amici e parenti.
Secondo una ricerca condotta dall’Università di Kent e pubblicata sulla rivista Computers in Human Behaviour, il fenomeno del “phubbing” è sempre più diffuso nella nostra società e va di pari passo con la diffusione dei telefonini sempre connessi: oggi 2 miliardi di persone al mondo possiedono uno smartphone e lo utilizzano costantemente nella vita di tutti i giorni nonostante alcune controindicazioni (per esempio prima di andare a dormire sarebbe meglio non usarlo),
La ricerca inglese, che ha condotto le sue analisi su 251 partecipanti in età compresa tra i 18 e i 66 anni, ha individuato tre fattori fondamentali che causano la dipendenza dal proprio telefonino. Il primo è il non riuscire a stare senza internet: capita a molti di cercare risposte o di approfondire temi con una rapida ricerca in rete, per non parlare di tutti i motivi per cui viene consultato continuamente il web (anche solo per conoscere il tempo del giorno successivo).
Poi c’è la paura di rimanere esclusi da qualcosa e, nella maggior parte dei casi, quel “qualcosa” riguarda soprattutto i social network e le applicazioni di messaggistica istantanea (come WhatsApp o Messenger). In qualche foto sarò stato taggato? Chi mi avrà scritto? Che post mi sarò perso? Queste e molte altre domande spingono inconsciamente a dare un’occhiata ai profili social per non rimanere esclusi da niente ed essere aggiornati 24 ore su 24 su ciò che succede nel mondo e nella propria cerchia di amici.
Il terzo fattore, infine, è la mancanza di autocontrollo, che si esprime nel gesto inconscio con cui più o meno tutti prendono in mano il cellulare per controllare anche semplicemente le mail o i messaggi ricevuti.
Secondo l’esperto che ha condotto la ricerca «lo sviluppo di tali comportamenti su scala mondiale ha un impatto significato sulla qualità della vita sociale». A rischio non ci sono solo le relazioni di amicizia: le distrazioni tecnologiche rischiano anche di mettere in crisi una coppia.
Per rendersi conto di quanto sia diffuso il “phubbing” intorno a noi non serve per forza guardare gli altri. Se facciamo caso a quante volte consultiamo il nostro telefono quando siamo in compagnia di amici e parenti, ci renderemo conto che un “phubber” lo siamo un po’ tutti.
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