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Depressione post partum: come riconoscerla?

Si tratta di un disturbo transitorio che accomuna il 10-15% delle donne dopo la nascita di un figlio. La specialista Rossella Nappi spiega come superarla

Dall’Io Donna all’Io Mamma. È questo il cambiamento che tutte le donne si trovano ad affrontare alla nascita di un figlio. Un cambiamento che, seppur unico ed epocale, nel 10-15% dei casi è causa di quella che viene definita depressione post partum, un disturbo transitorio di breve o lunga durata, ancora più frequente con la pandemia di Covid-19. Alcuni studi suggeriscono, infatti, che tra marzo e novembre 2020, le visite mediche dovute a disagi e stress psicologico successivi al parto siano aumentate del 30%.

Come si manifesta?

«La depressione post partum è un argomento oggi più che mai attuale. In questa fase della vita la donna è più vulnerabile, sia per gli importanti cambiamenti fisici, sia per gli sbalzi ormonali che possono influire sull’umore e sulla salute della neomamma. Ecco perché il parto, una tappa evolutiva fondamentale della femminilità, richiede un nuovo equilibrio nel rapporto con sé stesse, nella vita di coppia, nelle relazioni familiari e in quelle sociali», interviene Rossella Nappi, professore di Ostetricia e Ginecologia presso l’Università degli Studi di Pavia.

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Il dopo gravidanza rappresenta una fase totalmente nuova della vita di una donna

Dopo aver partorito e nel primo periodo di riorganizzazione della vita personale, «la donna è davvero “nuova” nel corpo, nel cuore, nel cervello, e le cure del piccolo la assorbono talmente da non avere tempo ed energie per realizzare appieno questo cambiamento». È qui che tristezza, ansia, voglia continua di piangere e soprattutto paura di non essere all’altezza del nuovo ruolo di mamma, insieme alla sensazione del “non sentirsi felice”, iniziano a farsi sentire. Tutti campanelli d’allarme che si identificano nella ormai nota depressione post partum.

Perché viene la depressione post partum?

Le cause di questa condizione trovano origine nel cosiddetto “modello biopsicosociale”. Come spiega la Nappi, «c’è una base biologica che riguarda da un lato la predisposizione genetica e dall’altro la componente ormonale. Durante la gravidanza, infatti, gli estrogeni e il progesterone salgono a dismisura per poi cadere a picco dopo il parto. Qui il cervello fa fatica a ristrutturare tutto il suo patrimonio di neurotrasmettitori e neuromodulatori. La base psicosociale riguarda invece il fatto che l’evento nascita cambia la vita, le priorità, il lavoro e la coppia. Corpo e anima devono quindi rinnovarsi anche da un punto di vista intrapersonale e interpersonale».

Quali sono gli altri fattori di rischio della depressione post partum?

I principali altri fattori coinvolti derivano dalla storia personale della donna, dai livelli di stress, dal grado di autostima e dalla sua predisposizione ad avere disturbi della serie ansiosa-depressiva. Anche un allattamento inizialmente difficile, associato ad elementi di preoccupazione per la salute del bambino o uno scarso supporto familiare, possono contribuire all’insorgenza della depressione post partum. Da ultimo, le difficoltà nel conciliare le responsabilità̀ derivanti dalla cura del neonato con quelle del rientro al lavoro possono costituire un ulteriore fattore di rischio.

Come si può gestire?

«Per molte donne è talmente difficile parlare del proprio disagio dopo il parto che, per il timore di non essere capite, tendono ad isolarsi, mascherare il proprio stato e a soffrire in silenzio perché non vogliono rovinare la felicità degli altri ammettendo che si sentono sopraffatte», continua la professoressa. Riconoscere precocemente i sintomi di uno stato di alterazione del tono dell’umore è fondamentale perché́, se identificata in tempo, la depressione post partum può facilmente migliorare e regredire spontaneamente. In che modo? Con un adeguato supporto da parte della famiglia e delle figure di riferimento quali il ginecologo, il neonatologo e l’ostetrica che favoriscono il processo di adattamento alla maternità e prevengono l’insorgenza di disturbi ansioso-depressivi, capaci di interferire sulla qualità di vita della donna.

«Ci sono predittori prenatali e post-natali che bisogna imparare a riconoscere. Le donne pensano di doversela cavare da sole, di riuscire a fare tutto, ma non è così. A volte per prevenire una depressione post partum basta andare a casa di una donna, permetterle di farsi una doccia da sola, poter andare dal parrucchiere piuttosto che dormire due ore. Per questo è fondamentale incrementare il supporto sostenitorio”. Consapevolezza dei propri mezzi, corsi di preparazione al parto, supporto del partner e aiuto da parte delle figure di riferimento costituiscono elementi fondamentali per l’Io Mamma.

Beatrice Foresti

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Beatrice Foresti

Giornalista pubblicista, collabora con OK Salute e Benessere, insieme ad altre testate. È laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità all’Università IULM di Milano e ha da poco terminato un Master in Giornalismo alla RCS Academy. È appassionata di scrittura, radio, fotografia e viaggi.
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