CervelloSalute Mentale

Il corpo umano è una macchina del tempo

Traduce in movimento i concetti astratti di passato e futuro

Un passo avanti nel futuro, uno indietro nel passato: così il nostro corpo traduce in movimento lo scorrere del tempo. Lo hanno scoperto gli psicologi dell’Università di Milano-Bicocca, grazie ad un esperimento che ha conquistato la copertina della rivista scientifica Cortex.

Lo studio, condotto in collaborazione con la McGill University in Canada, dimostra come l’esperienza sensoriale e motoria del camminare porti a rappresentare il tempo secondo precise coordinate spaziali attorno al nostro corpo.

Gruppo San Donato

L’esperimento ha coinvolto 19 volontari (tutti bendati e quindi privati di input visivo) a cui è stato chiesto di classificare alcune parole che si riferivano a concetti temporali passati (ad esempio, “ieri” o “prima”) o futuri (ad esempio, “domani” o “dopo”), facendo rispettivamente un passo indietro oppure avanti con la gamba destra, ritornando poi in posizione di partenza. La cinematica del cammino è stata quindi analizzata grazie a un sistema optoelettronico di telecamere ad alta definizione.

I risultati hanno mostrato come tutti i partecipanti fossero molto più veloci a classificare una parola riferita al passato facendo un passo indietro, e a classificare una parola riferita al futuro facendo un passo in avanti.

Nello specifico, i volontari hanno impiegato in media 229 millisecondi in meno a eseguire un passo indietro per dire che una parola si riferiva al passato, rispetto a un termine che si riferiva al futuro, mentre hanno impiegato 183 millisecondi in meno ad eseguire un passo in avanti per dire che una parola si riferiva al futuro, rispetto a un termine che si riferiva al passato. Quindi il vantaggio nel muoversi lungo la direzione in cui ci rappresentiamo il tempo è di circa 200 millisecondi.

«Questo studio – spiegano i ricercatori – dimostra che il nostro cervello rappresenta il tempo lungo l’asse sagittale dello spazio peripersonale, in cui il nostro corpo viene considerato il centro della linea del tempo. Inoltre, lo studio suggerisce che la rappresentazione di un concetto astratto, come quello del tempo, derivi da esperienze sensori-motorie, quali quella del cammino. Quando camminiamo, infatti, lasciamo fisicamente il passato alle nostre spalle e avanziamo verso il futuro: in questo senso, anche il nostro parlare del tempo in termini spaziali potrebbe avere origine da questa esperienza corporea».

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