Se anche per te non è facile distinguere tra destra e sinistra, sappi che sei in buona compagnia. Secondo una serie di studi condotti fra gli anni Settanta e Novanta, infatti, circa il 20% della popolazione avrebbe difficoltà a differenziarle o, come si dice in termini scientifici, a inibire la discriminazione destra-sinistra. Del resto, la sfida non è così banale come potrebbe sembrare. «Differenziare sinistra e destra è un complesso processo neurologico», spiega Anna Ogliari, professore di psicologia clinica all’Università Vita Salute San Raffaele di Milano, «che implica l’abilità di integrare informazioni visive, spaziali, del linguaggio e della memoria. Ciò che di solito rende più difficoltoso il riconoscimento è la rapidità con cui viene chiesto di agire: in altre parole, si è in grado di riconoscere la destra e la sinistra, ma si necessita di un po’ di tempo, dato che il processo non è automatizzato e richiede dunque uno sforzo di attenzione».
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Il caso limite: gli interventi chirurgici sul lato sano
A volte confondere destra e sinistra può implicare solo andare in direzione opposta a un incrocio o cercare le chiavi nel cassetto sbagliato. In altre circostanze, le conseguenze possono essere più gravi. Sono finiti sulle prime pagine dei giornali i casi in cui, a causa di un errore dei chirurghi, ai malcapitati pazienti è stata amputata la gamba sbagliata oppure è stato asportato il rene sano al posto di quello malato. Le statistiche indicano che un intervento ogni 113mila circa viene eseguito dalla parte sbagliata: un fenomeno noto in medicina come «chirurgia del lato sbagliato».
Il cervello si distrae
È a partire da queste ultime constatazioni che ha preso il via l’indagine condotta da John McKinley, Martin Dempster e Gerard J. Gormley, ricercatori del Royal Victoria Hospital di Belfast, all’interno delle corsie dell’ospedale. Pubblicato nel 2015 sulla rivista scientifica Medical Education, lo studio ha preso in esame più di 230 studenti di medicina, analizzando quali fattori esterni possono favorire gli errori di distinzione. L’esperimento ha, innanzitutto, rilevato il livello base di discriminazione destra-sinistra negli allievi. Il test è stato poi ripetuto per altre tre volte: la prima in presenza di distrazioni uditive, come il rumore continuo tipico di un reparto ospedaliero; la seconda in presenza di distrazioni cognitive, come interruzioni da parte degli infermieri o dei pazienti che chiedevano informazioni sulla terapia; la terza in presenza delle due distrazioni insieme. «La nostra ricerca rileva che le distrazioni cognitive hanno un impatto negativo maggiore rispetto a quelle uditive, aumentando significativamente le probabilità degli studenti di commettere errori nel proprio lavoro», dice McKinley, «mentre la combinazione delle due distrazioni ha un effetto ancora più negativo, ma solo nei momenti più complessi del test». Secondo Ogliari, all’effetto distrazione si sommerebbe «un’ulteriore difficoltà degli operatori sanitari, ovvero considerare il fatto che il loro lato destro corrisponde a quello sinistro del malato e viceversa, dato che destra e sinistra cambiano in base al punto di riferimento».
Per le donne è più facile sbagliare
E se le distrazioni giocano un ruolo fondamentale nel determinare gli errori, è anche vero che a sbagliare sono più le donne degli uomini. Lo ha dimostrato per la prima volta lo studio condotto nel 1973 dal neurologo Sheldon Mark Wolf e pubblicato su Jama. Secondo la ricerca, si stima infatti, che l’8,8% degli uomini e il 17,5% delle donne confondano spesso destra e sinistra. Ma perché questa differenza tra i generi? La spiegazione rischia di ingarbugliare ancora di più la questione, perché chiama in causa la destra e la sinistra per così dire interne alla nostra mente. «I due emisferi del cervello, destro e sinistro, non sono perfettamente simmetrici, dal momento che, nel corso dell’evoluzione, è risultata più vantaggiosa una differenziazione», precisa Ogliari. «L’emisfero sinistro, più sviluppato negli uomini, è quello razionale, pratico, logico, lineare, analitico e matematico; l’emisfero destro, più sviluppato nelle donne, è quello emotivo, creativo, immaginativo, intuitivo». Per questo gli uomini portano a termine con più successo un compito come distinguere destra e sinistra.
Piccole strategie per aiutarsi
Se ti capita di non azzeccare al primo colpo destra e sinistra, non ti crucciare. Anche se la soluzione non esiste, puoi provare a ricorrere a piccole strategie, come ricordare la mano con cui scrivi oppure dove si trova il cuore. In sala operatoria, allo scopo di limitare gli eventuali deficit nella discriminazione destra-sinistra, la prassi è quella di indicare, con un segno di pennarello, qual è il ginocchio, il braccio o il polmone su cui intervenire con il bisturi. Con buona pace dei chirurghi, e soprattutto dei pazienti.
La filastrocca per i bambini
Questa è la mia destra, la voglio in alto alzare; questa è la mia sinistra, che vuole il cuore toccare, dice una filastrocca. All’età di circa 5-6 anni, in associazione con l’apprendimento della lettura e della scrittura, si verifica nei bimbi un processo intrapersonale, durante il quale imparano a distinguere la propria destra e sinistra. «Lateralità è la possibilità di riconoscere i lati destro e sinistro del proprio corpo, arrivando poi a privilegiare un lato rispetto all’altro», spiega Anna Ogliari, professore di psicologia clinica all’Università Vita Salute San Raffaele di Milano. Intorno agli 8-9 anni, si verifica nel bambino un processo interpersonale, che gli permette di discriminare entrambe le parti dal punto di vista di un’altra persona o di fronte allo specchio. Insegnare ai bambini, attraverso giochi ed esercizi, a distinguere destra e sinistra proprie e altrui è importante per favorire un corretto sviluppo psicomotorio e l’acquisizione di competenze spazio-temporali.
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