Il problema di partenza dei disturbi alimentari, prevalenti nella parte femminile della popolazione, è che all’inizio, spesso per tanti mesi e a volte anche per anni, non vengono recepiti da chi ne soffre come una malattia. Ma come una sorta di stile di vita. Se si è magri, super attivi a livello fisico, con la sensazione di avere le energie per fare tutto ciò che si desidera anche in virtù della propria giovinezza, si fa molta fatica a giungere alla consapevolezza di essere malati.
Tuttavia, specialmente nel caso delle adolescenti, esistono alcuni segnali che possono mettere in allerta genitori o amici, e aiutare a riconoscere un disturbo alimentare. Ci spiega quali sono Stefano Erzegovesi, medico psichiatra e nutrizionista, primario del Centro Disturbi del Comportamento Alimentare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
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Come riconoscere un disturbo alimentare: i segnali
- Il cambiamento del comportamento a tavola. Ragazze che improvvisamente passano a un approccio quasi chirurgico al pasto. Concentrate e attente, ad esempio, tagliano il cibo in tanti piccoli bocconi.
- L’apparenza di dimagrimento. Quando si nota che la figlia perde peso, occorre andare dal pediatra o medico di famiglia per valutare la curva di crescita che collega i chili all’altezza e all’età.
- L’attività fisica della giovane diventa compulsiva. Del tipo, «La devo fare, costi quel che costi».
- Le fughe in bagno alla fine del pasto. Possono far pensare al tentativo di eliminare il cibo mangiato con l’induzione del vomito (sintomo di un disturbo come la bulimia).
- Un’esagerata e amplificata attenzione all’immagine corporea. L’adolescente cambia il modo di vestire, passa parecchio tempo davanti allo specchio e chiede molte rassicurazioni sul suo aspetto fisico.
Come parlare con chi ha un disturbo alimentare
È importante che chi soffre di disturbi alimentari si senta libera e non giudicata all’idea di chiedere aiuto. Non può ricevere risposte come «ti passerà» o «sono cose da adolescenti». Bensì: «Se stai male, andiamo dal medico e valuteremo con lui se ci sia bisogno di uno specialista».
Chi sta a contatto con la paziente deve, infatti, far passare un messaggio che non faccia chiudere ancor più in se stessa la ragazza. Occorre prendere coscienza che i disturbi alimentari sono patologie complesse. E non hanno mai un’unica causa, perciò vanno evitati riferimenti giudicanti («Te la sei cercata») ed è, inoltre, consigliabile iniziare sempre la frase con «io» e mai con «tu», percepito come accusatorio. Quindi non «tu sei troppo magra» o «tu mangi troppo poco». Ma «Io sto notando che ti sta succedendo questo. Sono preoccupato e vorrei aiutarti».
A chi rivolgersi in presenza di un disturbo alimentare
Un disturbo alimentare va considerato come una malattia oncologica. Cioè un problema che richiede lunghi tempi di trattamento e cure complesse da parte di più specialisti. Vanno evitati interventi «spezzettati». Perché l’approccio ideale in termini di efficacia è multidisciplinare. Quindi nutrizionale, medico e psicologico.
Purtroppo il livello di disponibilità di cure in questo settore è ancora molto carente in Italia. Soprattutto mancano posti letto per i ricoveri nei casi più gravi. Il sito internet dedicato ai disturbi del comportamento alimentari del ministero della Salute fornisce una mappa dei centri specializzati divisi per regioni.