Cos’è la sindrome del bambino dimenticato? Secondo gli psichiatri si tratta di un vero e proprio black out biologico, che può far dimenticare che si ha in auto un bambino sul seggiolino. L’ultimo caso in ordine di tempo, la piccola Stella di 11 mesi, morta a Roma dopo che il papà l’ha scordata in macchina sotto il sole. Insieme alla morte in culla è uno degli eventi più drammatici per i genitori.
In questo articolo
Seggiolino con dispositivo di allarme obbligatorio in Italia
L’incidente avvenuto a Roma è il primo dal 2018, quando è entrata in vigore la legge che obbliga l’uso di seggiolini salvavita che avvisano il guidatore se il seggiolino resta in auto. Occorrerebbero maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine sul corretto utilizzo di questi dispositivi tecnologici.
Sull’argomento è intervenuto Claudio Mencacci, co-presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia. Per lo psichiatra siamo davanti a una vera e propria disconnessione tra le funzioni della corteccia cerebrale, che presiede alla coscienza, e quelle della cosiddetta memoria di lavoro che guida le nostre azioni quotidiane. La conseguenza è una amnesia dissociativa transitoria, che può accadere a tutti. Il meccanismo è del tutto simile a quando dimentichiamo ad esempio le chiavi nella toppa fuori della porta di casa. Si stima che due genitori su dieci abbiano avuto problemi di questo tipo con i propri figli.
Cos’è la sindrome del bambino dimenticato: ecco le cause
I motivi per cui questo accade sono diversi:
- la mancanza di sonno o comunque un riposo disturbato e interrotto,
- situazioni di grande stress,
- rimuginio, cioè il continuare a pensare insistentemente a qualcosa.
Possono influire anche:
- le temperature molto elevate,
- un cambiamento delle proprie abitudini, come chi improvvisamente cambia strada per andare a lavoro per una deviazione stradale.
Come si può affrontare la sindrome del bambino dimenticato?
Una volta capito cos’è la sindrome del bambino dimenticato, occorre capire se sia possibile superarla. «Si tratta di un evento particolarmente duro da superare. Non esiste un percorso psicoterapeutico idoneo per tutti. Ciascuno di noi elabora il dolore e il lutto in maniera assolutamente personale», interviene Giovanna Crespi, Segretario della Società Italiana di Psichiatria Forense. «Tra l’altro, oltre al devastante dolore di qualsiasi genitore che perde un figlio, si associa anche il senso di colpa per sentirsene responsabile».
«Sicuramente è fondamentale cominciare immediatamente un consulto con professionisti qualificati che abbiano una specializzazione nel lutto. La terapia è più utile se è di coppia. Anche la partecipazione a gruppi di sostegno volontario con genitori che hanno subito lo stesso trauma può essere particolarmente importante», conclude la specialista.