L’attenzione è di vitale importanza nella vita di un individuo, è un comportamento che può fare la differenza, ma che non sempre «funziona» bene sia nei bambini sia negli adulti. E’ una grande risorsa, con tante sfaccettature, di cui ci parla la professoressa Rosa Angela Fabio, professore ordinario di psicologia generale all’Università degli Studi di Messina (puoi chiederle un consulto qui). I suoi principali campi di ricerca sono i processi cognitivi relativi alla concentrazione e alla memoria e il potenziamento. Ha pubblicato il libro “L’attenzione. Fisiologia, patologie e interventi riabilitativi”.
Attenzione e concentrazione. Che cosa sono e qual è la differenza?
L’attenzione è la porta di accesso ai processi cognitivi di ordine più complesso e all’intelligenza. Non è un costrutto unico, è anzi multifattoriale ed è la capacità di selezionare gli elementi, e le informazioni, ritenute rilevanti all’interno di un determinato contesto. Ad esempio durante l’ora di storia, mentre l’insegnante spiega chi è Napoleone, l’attenzione selettiva scarta tutte quelle informazioni non ritenute importanti e si sofferma invece sugli elementi rilevanti: quando è nato Napoleone, le gesta che ha compiuto, le vittorie e le sconfitte. Se durante la lezione bussa alla porta il bidello ed entra in aula, la nostra attenzione non registrerà questo evento, ma lo scarterà come elemento
di disturbo e irrilevante.
La concentrazione è un’attenzione sostenuta e protratta nel tempo. È influenzata dalla motivazione, che è la carica e la molla che la fa scattare e perdurare, da un buono stato fisico e dall’allenamento. Già perché più ci si allena, più aumentano i propri livelli di concentrazione.
Ci sono persone più attente e capaci di concentrarsi di altre: da cosa dipende?
Nel discorso dell’attenzione e della concentrazione entra in gioco la componente fisiologica, che è molto importante. A questo proposito possiamo distinguere tra persone che hanno un arousal alto o basso, ovvero uno stato fisiologico di attivazione dell’organismo più o meno reattivo. Nel primo caso la risposta agli stimoli è pronta e veloce, e in generale questi soggetti colgono subito le informazioni importanti all’interno di una conversazione, sono perspicaci e intuitive. Le persone con un Arousal basso invece sono più lente nella codifica (ad esempio nel capire le barzellette) e rispondono con minor prontezza agli stimoli richiesti.
Può capitare che i soggetti con un arousal troppo alto o troppo basso presentino il deficit dell’attenzione e iperattività, disturbi che si possono notare anche nei soggetti molto giovani: iniziano una cosa e non la finiscono, colgono ogni stimolo intorno a loro, inciampano negli oggetti, sono maldestri e impulsivi, non si soffermano su nessuno in particolare.
Quali sono i nemici dell’attenzione?
Nell’età adulta lo stress, inteso come un’esperienza che ha rotto l’equilibrio emozionale di una persona, come ad esempio un incidente, un lutto, la fine di una relazione e un trasloco, ha delle componenti sia chimiche sia psicologiche che ricadono sull’attenzione. Le risorse relative alla memoria di lavoro dell’individuo sono a capacità limitata e la concentrazione (che si è spostata sull’evento) ne può risentire.
Anche l’alimentazione scorretta e insufficiente può influire sull’attenzione e sulla capacità di concentrazione, così come la stanchezza fisica e psicologica. A proposito dei bambini con un arousal alto è molto importante ricordare che un’esposizione prolungata nel tempo ai videogiochi aumenta ancora di più l’eccitabilità
del bambino e quindi l’iperattività. Stesso discorso per la televisione. L’utilizzo di entrambi i mezzi dovrebbe essere limitato a due ore, massimo due ore e mezzo al giorno e non di più.
Una buona capacità di attenzione e concentrazione: quanto contano lo stile di vita e le abitudini quotidiane?
Lo stile di vita è molto importante per mantenere una buona qualità e capacità di attenzione. Un’alimentazione corretta e una buona attività fisica aiutano a mantenere mente e corpo sani. Per «contenere» comportamenti come l’iperattività e il deficit di
attenzione, sono da prediligere le attività che richiedono pianificazione, come ad esempio le arti marziali o la cucina. Invece di impigrirsi sul divano davanti alla televisione, meglio uscire e distrarsi e fare attività che permettano la socializzazione.
Una buona capacità di attenzione permette di automatizzare certe tecniche, di farle proprie, in qualsiasi settore, dal lavoro allo sport. I grandi campioni sono tali perché grazia all’attenzione e alla concentrazione hanno automatizzato certe tecniche a tal punto da consentirgli di utilizzarle anche nelle situazioni più avverse e difficili.
Come si curano i deficit di attenzione?
Se l’iperattività e i deficit di attenzione intaccano la vita quotidiana, scolastica e lavorativa, allora ci si deve rivolgere a un professionista, uno psicologo che aiuti a superare questo disturbo diventato invalidante per il soggetto che ne soffre. Ci sono diverse tecniche che sono utili alla focalizzazione dell’attenzione; alcune lavorano prima sul corpo (la postura) e poi si spostano «all’interno» del soggetto per aiutarlo a recuperare il controllo di se stesso.
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