Un antinfiammatorio contro la depressione. Uno studio svolto dall’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ha scoperto che somministrare Interleuchina 2 a basso dosaggio in pazienti con disturbo depressivo maggiore o bipolari possa essere un’alternativa sicura ed efficace. Si possono leggere i risultati sulla rivista scientifica Brain Behavior and Immunity.
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Cos’è l’Interleuchina 2?
L’interleuchina 2 è una molecola normalmente presente nell’organismo, capace d’influenzare l’attività dei linfociti T, globuli bianchi che regolano difese immunitarie e livelli di infiammazione. Viene già impiegata in chiave antinfiammatoria in alcune malattie autoimmuni.
In molti casi gli antidepressivi non funzionano
Almeno un terzo dei pazienti che convivono con il disturbo depressivo maggiore non ha benefici assumendo antidepressivi. Alcuni di loro hanno diverse ricadute, finendo di soffrire di depressione resistente al trattamento.
La situazione è anche peggiore per chi soffra di disturbo bipolare. Solo in pochissimi vedono i loro sintomi alleviarsi con gli antidepressivi di ultima generazione.
Un antinfiammatorio contro la depressione: perché i disturbi dell’umore causano infiammazione?
Già ricerche precedenti avevano confermato che prima della comparsa dei sintomi della depressione maggiore o del disturbo bipolare, il paziente ha un’attivazione infiammatoria sistemica, cioè un’infiammazione che colpisce più organi del corpo. Questo perché entrambe le patologie causano un aumento delle citochine, che sono a loro volta causa di infiammazione.
Uno studio in particolare sostiene che fino alla metà delle persone che soffrono di disturbi dell’umore ha uno stato infiammatorio. Anche la depressione, soprattutto quella che resiste alle terapie antidepressive tradizionali, causa uno stato infiammatorio che colpisce l’intero organismo.
Depressi più suscettibili alle malattie infiammatorie
Tanto è vero che i pazienti depressi sono più vulnerabili alle malattie infiammatorie e autoimmuni. Capita anche che questo tipo di patologie scatenino la depressione anche in chi non ne ha mai sofferto, come ad esempio la depressione che ha colpito le persone sopravvissute a Covid.
Da qui sono partiti i ricercatori dell’Università Vita-San Raffaele guidati dal professor Francesco Benedetti, responsabile dell’Unità di ricerca in Psichiatria e Psicobiologia Clinica e professore di Psichiatria all’Università Vita -Salute San Raffaele e dalla dottoressa Sara Poletti, ricercatrice dell’Unità di Psichiatria e Psicobiologia clinica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele-Turro.
Un antinfiammatorio contro la depressione: cosa dicono i risultati dello studio italiano?
I risultati dello studio sono stati così convincenti che il professor Benedetti sostiene che sono già pronti a modificare la pratica clinica. «Gli effetti terapeutici di Interleuchina 2 a basso dosaggio – ha spiegato – sono senza effetti collaterali. Speriamo che queste evidenze aprano ora la strada a un nuovo modo di intervenire sulla depressione resistente ai trattamenti».
«Il passo successivo? Stiamo già iniziando a valutare gli effetti di un altro immunomodulatore antidepressivo, la minociclina. Studiamo inoltre come la storia di esposizione alle malattie infettive e alle esperienze avverse possa aver contribuito a creare quella condizione di disfunzione immunitaria che abbiamo verificato nei partecipanti ai nostri studi».