Gli attacchi di panico negli adolescenti stanno raggiungendo numeri record. Sei su dieci soffrono di ansia. In tantissimi si isolano. Più della metà è a disagio a interagire con coetanei e uno su due ha già sperimentato un attacco di panico. I dati arrivano da una ricerca condotta da Skuola.net e dall’Associazione Nazionale Di.Te., che si occupa di dipendenza tecnologica e Cyberbullismo.
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Attacchi di panico negli adolescenti: sotto pressione nei luoghi di ritrovo, scuola compresa
Già solo qualche settimana fa uno studio aveva indicato come i giovani siano i più colpiti dai disordini alimentari. Tra gli altri sintomi che vivono quelli legati all’insonnia e al calo dell’attenzione. Come reazione, abbandonano il mondo reale per rifugiarsi in quello virtuale. Sette su dieci fanno questa scelta.
La scuola invece che un momento di condivisione viene vissuto come un luogo di disagio. Quasi sei ragazzi su dieci vivono con malessere dibattiti in classe o interrogazioni. Il 67% prova grande ansia nell’essere misurato da voti e giudizi da parte degli insegnanti.
Attacchi di panico negli adolescenti autoriferiti e non documentati
Le conseguenze di queste reazioni sono importanti sul piano psicologico, ma anche fisico. Tre adolescenti su quattro provano molta rabbia. In tanti soffrono di solitudine e tristezza. Sarebbero queste le situazioni in cui si scatenano gli attacchi di panico vero e proprio. Il limite della ricerca è che l’attacco di panico è autoriportato e non documentato da un certificato medico.
La fuga nel mondo virtuale
Il 60% dei ragazzi intervistati ha raccontato di avere problemi con il sonno. Il problema principale è la capacità di addormentarsi, anche se in molti lamentano anche risvegli notturni o anticipati.
Come si diceva la “cura” messa in atto dai giovanissimi è quella di rifugiarsi nel virtuale. In tanti ammettono di usare piattaforme digitali e app per non pensare, spegnere il cervello e non concentrarsi sui problemi che li fanno sentire a disagio.
Attacchi di panico negli adolescenti: il parere dell’esperto
“Ancora una volta – sottolinea Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, Presidente dell’ Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo “Di.Te” – i dati ci raccontano di quanto la salute mentale dei giovani sia in un momento di criticità. E il contesto scolastico, che dovrebbe essere un ambiente di apprendimento e crescita, sembra purtroppo contribuire a questo malessere. È essenziale adottare un approccio che promuova l’inclusione e la resilienza, evitando di utilizzare sistemi di valutazione che mettano in discussione l’autostima degli studenti. Gli adolescenti hanno bisogno di supporto emotivo, di opportunità per esprimere le
proprie emozioni e di spazi sicuri in cui poter affrontare le sfide sociali. È fondamentale coinvolgere i professionisti della salute mentale e dell’istruzione per creare un ambiente che favorisca sia la crescita cognitiva che quella emotiva. La scuola non è solo didattica e apprendimento ma in primis uno spazio relazionale”.