Il termine in inglese, sleep walking, spiega molto bene la situazione: significa camminare nel sonno, anche se il sonnambulo non si limita a spostarsi nello spazio. È un disturbo tipico dell’adolescenza: durante la pubertà tra il 20 e il 30% dei teenager ha qualche episodio, senza differenze di sesso, mentre interessa il 2-3% della popolazione adulta.
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Il sonnambulo non va svegliato, ma per proteggere gli altri
«Va detto – e questo vale in genere per tutte le parasonnie – che la stima è per sua natura inesatta, perché avvenendo durante il sonno, se non c’è un testimone, la persona nella maggior parte dei casi non sa di esserne interessato. L’immaginario collettivo – spiega Luigi De Gennaro, professore ordinario di psicobiologia, psicologia fisiologica e disturbi del sonno all’Università La Sapienza di Roma – rimanda a una fotografia sbagliata del sonnambulo: non cammina con le braccia alzate, ma avanza con gli occhi aperti, anche se le informazioni visive non vengono elaborate consapevolmente. È invece vero che non deve essere svegliato, ma non per la sua incolumità, per la nostra: il suo improvviso risveglio aumenta le probabilità di una crisi aggressiva nei confronti di chi lo ha svegliato».
Non ricorda quello che è successo, ma non ha la capacità di evitare gli ostacoli e camminare sui cornicioni
«Anche l’idea che possa camminare sui cornicioni dei tetti o evitare gli ostacoli è assolutamente falsa, anzi. Sono
abbastanza comuni gli episodi in cui il sonnambulo si ferisce durante i suoi spostamenti, anche se rimane insensibile al dolore. Gli episodi possono durare pochi minuti o superare l’ora e nella maggioranza dei casi chi ne è colpito si limita ad alzarsi dal letto, fare qualche passo per poi ritornare a dormire, senza conservare alcuna memoria dei gesti compiuti».
Sonnambulismo: la storia dell’assassino canadese
«Altre volte, invece, il sonnambulo può mettere in atto comportamenti molto complessi, fino ad arrivare anche a guidare un’auto. Un caso passato alla storia è quello di un giovane canadese, Kenneth Parks. Una notte è
uscito di casa, ha guidato l’auto per una ventina di chilometri e poi ha ucciso la suocera e ferito gravemente il suocero. Quando si è rimesso al volante si è risvegliato, senza ricordare nulla. Nel processo fu assolto perché riconosciuto incapace di intendere e di volere in quanto sonnambulo».
Sonnambulismo: quali sono le cause?
«Le parasonnie in genere hanno una forte base genetica e il sonnambulismo non fa eccezione: se un genitore è sonnambulo, il rischio che abbia un figlio affetto da sonnambulismo è molto alto. Il meccanismo esatto che provoca le parasonnie, però, ancora non lo conosciamo. Ci sono alcuni eventi che possono rappresentare un fattore di innesco: alcol, stati febbrili, stress, precedente sottrazione di sonno».
Ci sono terapie per il sonnambulismo?
«Esiste un trattamento farmacologico, ma si utilizza solo in casi molto rari. Si tratta dei sonniferi ipnotici, che però non dovrebbero mai essere assunti per più di un mese. Tendono infatti a sopprimere il sonno profondo, la fase in cui in genere si manifesta il disturbo. Importante è mantenere una corretta igiene del sonno, andando a dormire sempre alla stessa ora ed evitando di utilizzare i dispositivi elettronici nelle due ore precedenti il riposo».