Cos’è la sindrome di Medea? Il più grande degli shock: una madre che uccide i suoi stessi figli. Esattamente come nel mito di Medea, moglie dell’eroe greco Giasone. Quando lui si innamora di una principessa, Medea chiede vendetta agli dei e uccide i suoi figli.
In psicologia si parla di sindrome di Medea rifacendosi proprio al mito per indicare la condizione psicologica di una madre che uccide la propria figlia o il proprio figlio come atto di vendetta contro il suo compagno. Quindi siamo di fronte a una donna vendicativa con disturbi di personalità. Il primo a codificare questa condizione fu lo psicologo A. Jacobs nel 1988. Secondo lo studioso in questo complesso, la madre vuole cancellare il rapporto tra il padre e il figlio, in seguito a una separazione complessa.
In questo articolo
Quali sono i sintomi della sindrome di Medea?
Questa sindrome si manifesta con:
- aggressività,
- tendenze al suicidio,
- comportamenti impulsivi,
- tendenza al conflitto,
- relazioni complicate,
- gelosia patologica.
La causa sta proprio nel rapporto tra i due genitori, la madre e il padre. In genere avviene in seguito a una separazione traumatica tra i due.
È più comune di quanto si pensi, anche se quasi mai si arriva al figlicidio vero e proprio
Chi soffre di questa sindrome non arriva per forza all’omicidio del figlio. A volte il figlicidio è sublimato attraverso atti che pongano fine al rapporto tra il padre e la prole. Questi casi sono molto più frequenti. Accadano quando uno dei due genitori manipola i figli, spingendoli a pensare che l’altro genitore si stia comportando in modo pessimo. Generalmente si tratta della madre cerca in ogni modo di mettere ostacoli al rapporto con il padre. In psicologia si parla di alienazione genitoriale.
Sindrome di Medea: può colpire anche i padri
Questo complesso può colpire anche i padri, ma generalmente sono le donne a esserne interessate. I motivi? Il primo è che solitamente i figli sono affidati a lei. Vivendo sotto lo stesso tetto, le azioni manipolatorie possono essere più semplici da mettere in atto e sono continuative.
Si può curare?
Appena ci si dovesse rendere conto che una madre si adopera per far terminare il rapporto con il padre, occorre rivolgersi direttamente a uno psicoterapeuta esperto in dinamiche familiari. La terapia generalmente comprende tutta la famiglia.
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