L’ultimo a parlare di EMDR è il principe Harry. In una intervista che ha fatto parecchio rumore perché ha rivelato di aver abusato di alcol e droghe per superare il trauma della morte della mamma Diana. Harry, William e Catherine Middleton sono da sempre impegnati nel promuovere lo stop allo stigma che regna intorno alla salute mentale.
Ma cos’è l’EMDR? E perché sta vivendo un vero e proprio boom. La sigla EMDR viene dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing. In italiano significa desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari. Sviluppata negli Stati Uniti e attualmente utilizzata a livello mondiale per il trattamento di diverse psicopatologie, di dipendenze e di disturbi nati in seno a esperienze emotivamente stressanti, la EMDR è sempre più utilizzata. Anche Elena Santarelli, che ha appena pubblicato il libro Una mamma lo sa (Edizioni Piemme), ha confermato in un’intervista di seguire questa terapia per provare a elaborare il dolore legato alla diagnosi di tumore del figlio Giacomo. Ma di cosa si tratta e come funziona l’EMDR? Ce lo spiega Isabel Fernandez, Presidente Associazione per l’EMDR in Italia.
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Come si svolge l’EMDR?
Durante la seduta il terapeuta, attraverso un protocollo strutturato, guida il paziente nella ricostruzione del ricordo dell’evento, aiutandolo a individuare tra gli elementi associati all’evento – immagini, suoni, emozioni – quelli disturbanti. Parallelamente pratica la stimolazione bilaterale alternata destra-sinistra per mezzo dei movimenti oculari o della stimolazione tattile, toccando in tal caso le mani o le ginocchia con un movimento simile a un tamburellamento. A seguito di questo processo il paziente inizia a rielaborare il ricordo fino a quando l’evento diventa completamente neutro. La persona può pensare a quanto accaduto ma senza un’attivazione emotiva importante e senza avere sintomi. I tempi terapeutici sono in genere molto veloci, anche se il numero di sedute necessarie varia a seconda dei casi. Maggiore efficacia se si interviene a breve distanza dal momento del trauma.
Perché funziona?
L’EMDR utilizza i movimenti oculari, ma anche altre forme di stimolazione alternata dei due emisferi cerebrali per riattivare la capacità di gestire lo stress e l’emotività. Tale capacità, in sé innata, resta bloccata quando il vissuto emotivo è troppo pesante da sopportare. Ogni evento traumatico viene infatti immagazzinato in memoria insieme a tutte le emozioni e sensazioni fisiche che lo hanno caratterizzato. In pratica restano «congelate» all’interno delle reti neurali. Queste informazioni non possono essere elaborate e continuano a causare disagio alla persona. Questo porta all’insorgenza del disturbo post traumatico da stress (DPTS) e di altri disturbi psicologici accompagnati da sintomi di varia natura.
Il ruolo dello stress sul nostro cervello
Dal punto di vista neurofisiologico lo stress produce cambiamenti in alcune aree cerebrali che risultano così iper-sollecitate. La terapia ne attiva invece altre che riguardano maggiormente le capacità cognitive. In questo modo si mette l’individuo nella possibilità di vedere la situazione da un’altra prospettiva. Attraverso la terapia EMDR i ricordi disturbanti legati all’evento traumatico vengono desensibilizzati e perdono la loro carica emotiva negativa. In questo modo il paziente non presenta più la sintomatologia tipica del DPTS, né i pensieri e i sintomi a esso collegati, e vive l’esperienza traumatica in modo distaccato.
EMDR: in quali casi si applica
Molti sono gli ambiti di applicazione dell’EMDR in psicoterapia. Si è lavorato in ambito militare, con le vittime di abusi e violenze, con chi ha vissuto l’esperienza di un terremoto. Si usa anche con gli operatori di pronto soccorso, quando siano stati esposti a fatti particolarmente scioccanti. Oltre che per i traumi da stress estremo, la procedura può essere usata nei casi di mobbing, bullismo, separazioni conflittuali, abbandoni: situazioni interpersonali che, specie se il soggetto è stato esposto a ipercriticismo o svalutazione, possono causare disturbi alimentari, o depressione. Anche gli adulti che durante l’infanzia abbiano vissuto situazioni di stress, per esempio legate a violenza domestica o trascuratezza, possono a distanza di anni ottenere un beneficio dalla terapia.
È un metodo riconosciuto ufficialmente?
Il metodo è riconosciuto dal Ministero della Salute dal 2003. È possibile usufruire di trattamenti con EMDR all’interno dei servizi di psicologia e psicoterapia del Servizio Sanitario Nazionale, laddove vi siano terapeuti appositamente formati.