
Quante volte ci capita di sapere quale sarebbe la scelta migliore per noi o per la nostra salute, eppure finiamo comunque per prendere una decisione diversa? Perché accade e in che modo possiamo evitarlo? Scopriamo cos’è il nudging e come può influenzare i nostri comportamenti senza bisogno di imposizioni.
In questo articolo
Cos’è il nudging?
Il concetto di “nudge”, che si traduce in italiano come “spinta gentile”, è stato reso celebre dagli economisti Richard Thaler e Cass Sunstein, grazie al loro libro Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness, pubblicato nel 2008. Il nudging si basa sulle scoperte della psicologia ed economia comportamentale, suggerendo che piccole modifiche nell’ambiente decisionale possano influenzare positivamente il comportamento umano. In pratica, si cerca di “spingere” le persone a fare scelte più vantaggiose per se stesse e per la società, ma lasciando loro comunque la libertà di decidere.
In che modo prendiamo le decisioni
Sebbene ci consideriamo esseri razionali, siamo costantemente influenzati da condizionamenti, anche derivanti dal nostro stesso modo di pensare. Daniel Kahneman, psicologo e premio Nobel per l’economia nel 2002, nel suo libro Thinking, Fast and Slow descrisse due modalità principali con cui prendiamo le decisioni:
- Il sistema 1, noto anche come pensiero veloce, opera in modo istintivo e intuitivo. Questo sistema ci permette di interpretare rapidamente l’ambiente che ci circonda e reagire con prontezza agli stimoli, consentendoci di prendere decisioni rapide.
- Il sistema 2, o pensiero lento, più razionale e ponderato, serve ad affrontare decisioni complesse che richiedono attenzione e riflessione, ma richiede più tempo e un maggiore sforzo cognitivo.
L’influenza dei bias cognitivi
Le decisioni che prendiamo quotidianamente sono influenzate da processi mentali che non sempre sono ottimali e, talvolta, si rivelano addirittura controproducenti. Per semplificare e velocizzare il processo decisionale, ricorriamo spesso a euristiche, ossia scorciatoie mentali che ci permettono di decidere velocemente senza dover analizzare ogni dettaglio. Sebbene siano utili in situazioni che richiedono rapidità, possono portare a bias cognitivi, cioè costrutti mentali derivanti da percezioni errate che influenzano il nostro giudizio.
Il nudging sfrutta la consapevolezza di questi bias per indirizzare le persone verso decisioni migliori, senza costrizioni. Ad esempio, può fare in modo che determinate opzioni diventino più facilmente accessibili, condizionando le scelte in modo sottile.
Esempi di nudging
Sono diversi gli ambiti in cui può essere applicato il nudging, come la salute pubblica, l’educazione finanziaria e la sostenibilità ambientale. Un esempio classico è la modifica degli spazi delle mense per incentivare il consumo di frutta e verdura. Oppure, usare piatti più piccoli nei buffet per ridurre gli sprechi alimentari. Un altro esempio è rappresentato dalle impronte di passi disegnate sul percorso verso i cestini dei rifiuti, utilizzate per incoraggiare le persone a non gettare spazzatura a terra.
Pro e contro del nudging
- A differenza di leggi o regolamenti imposti, il nudging non prevede di imporre obblighi o restrizioni, limitandosi a rendere più accessibili o attraenti le opzioni migliori. Tuttavia, non è esente da critiche. Alcuni infatti ritengono che, pur non essendo un’imposizione diretta, questa tecnica possa “manipolare” le scelte delle persone in modo subdolo e non sempre etico, specialmente se i soggetti coinvolti non sono consapevoli dell’influenza esercitata su di loro. Questo problema diventa ancora più evidente quando viene utilizzato nel marketing o nel settore commerciale.
- Se da una parte il nudging può aiutare a influenzare positivamente le decisioni individuali e collettive, dall’altra la sua applicazione richiede una comprensione approfondita dei contesti specifici e delle possibili implicazioni etiche. Inoltre, nonostante il successo iniziale, alcuni esperti mettono in discussione l’efficacia del nudging, sostenendo che le evidenze a supporto dell’approccio non siano sufficienti e che i risultati possano variare a seconda del contesto.
- Secondo Magda Osman, principale ricercatore associato in processi decisionali di base e applicati presso la Cambridge Judge Business School, come riportato su The Conversation, «un modo migliore per procedere sarebbe quello di concentrarsi sulla creazione di una base di prove che mostri quali combinazioni di nudge e altri approcci funzionano insieme. Ad esempio, come ho dimostrato, le combinazioni di metodi di nudging, insieme a cambiamenti nella tassazione e nei sussidi, hanno un effetto più forte sul consumo sostenibile rispetto a entrambi implementati singolarmente».
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