
Nel 2025, grazie a weekend lunghi e ponti strategici, è possibile trascorrere 32 giorni di vacanza prendendo solo 6 giorni di ferie. Un’opportunità da non perdere, come emerge da un’indagine condotta da CNA Turismo e Commercio. Tuttavia, con l’avvicinarsi dei ponti e delle ferie estive, si potrebbe sperimentare una paura immotivata che non riguarda solo l’impossibilità di viaggiare, ma anche il timore di perdere l’unica occasione di socializzazione che si considera, ossia il viaggio, chiamata notriphobia.
Serenis, piattaforma digitale e centro medico autorizzato, con il supporto della Dottoressa Martina Migliore, psicoterapeuta e Direttrice Formazione e Sviluppo del centro, analizza le motivazioni per cui accade e gli strumenti a disposizione per gestirla al meglio.
In questo articolo
Cos’è la notriphobia?
Il termine notriphobia, dalla fusione di “no trip” (niente viaggio) e “phobia” (paura), indica una paura marcata e persistente di non riuscire a prenotare un viaggio e nasce dalla preoccupazione eccessiva dell’indifferenza degli altri, della mancanza di connessione emotiva e di empatia con un gruppo sociale.
Quali sono le cause?
Le cause della notriphobia sono da ricercare, molto spesso, in problematiche legate alla socializzazione. Ad esempio, una bassa autostima può far temere che, senza viaggiare, le occasioni di interazione sociale siano limitate o insoddisfacenti. Allo stesso modo, il bisogno di evasione può generare ansia all’idea di non poter pianificare una partenza, soprattutto se il viaggio è associato a un senso di urgenza riguardo alla socializzazione.
Per alcune persone, invece, viaggiare rappresenta un momento di crescita personale, di esplorazione e di scoperta di sé. In questi casi, l’assenza di queste esperienze può suscitare la paura della stagnazione percepita come un blocco nella propria evoluzione, specialmente se il viaggio è considerato come l’unico mezzo di crescita nella vita quotidiana.
Inoltre la pressione sociale, imposta dalla società moderna e amplificata dai social media, può generare una sensazione di inadeguatezza in chi non riesce a viaggiare e considera questa esperienza come unico strumento di novità nella propria quotidianità.
Come si manifesta?
«La notriphobia può manifestarsi sotto diverse forme: sensazione di ansia e stress, frustrazione o tristezza, invidia e confronto negativo con chi riesce a viaggiare spesso, irritabilità e malumore legati alla percezione di monotonia della propria vita e la conseguente compensazione con altre attività compulsive, come ad esempio lo shopping o un eccessivo utilizzo dei social. Dal punto di vista psicoterapeutico, la notriphobia può essere affrontata attraverso strategie cognitive e comportamentali per ridurre l’ansia e migliorare la gestione delle emozioni legate all’incertezza e miglioramento dell’autostima», afferma la Dottoressa Martina Migliore.
5 consigli per non farsi prendere dalla notriphobia
- Accettare l’incertezza: la notriphobia è molto spesso generata dall’impossibilità di controllo nei confronti di ciò che avverrà, oltre che dalla scarsa autostima. È quindi importante imparare a tollerare il fatto che non tutto può essere programmato. In questo contesto strumenti come la mindfulness e la meditazione possono dimostrarsi molto utili per vivere il presente senza l’ossessione del futuro.
- Rivalutare il concetto di viaggio: il viaggio non è solo uno spostamento fisico, ma può essere vissuto attraverso nuove esperienze culturali, letture, incontri e attività stimolanti anche nella propria città e nel proprio quotidiano. Cambiare prospettiva aiuta a non percepire la mancanza di viaggi come una privazione assoluta, ma come una situazione momentanea, legata magari a un momento di riorganizzazione.
- Praticare la gratitudine: riconoscere e apprezzare le esperienze già vissute aiuta a ridurre la pressione di dover sempre cercare qualcosa di nuovo. Tenere un diario della gratitudine o creare una raccolta di foto con tutti i viaggi realizzati aiuta a focalizzarsi sugli aspetti positivi della propria quotidianità. In questo modo è possibile concentrarsi su una vita ricca e significativa nel proprio presente quotidiano.
- Gestire il confronto sociale: ciò che si vede online è spesso filtrato e non rappresenta la realtà nella sua totalità. Per questo motivo, limitare l’uso dei social media o seguire profili che promuovono un benessere più autentico e un punto di vista reale dell’esistenza può ridurre la sensazione di inadeguatezza.
- Pianificare con flessibilità: se viaggiare è importante, è possibile iniziare a progettare viaggi futuri con un approccio flessibile, senza ansia o rigidità, magari prendendo in considerazione un numero minore di giorni. Creare una lista di luoghi da visitare, ad esempio leggendo guide turistiche, può dare un senso di progettualità senza alimentare eccessivamente lo stress.
La notriphobia va oltre la semplice voglia di viaggiare
«La notriphobia è più di una semplice voglia di viaggiare: può nascondere bisogni emotivi legati alla fuga, al controllo o al confronto sociale. Se questa paura diventa invalidante o genera stati di ansia costanti, un percorso di psicoterapia può aiutare a comprendere e gestire le emozioni. Per chi soffre di notriphobia, il primo passo è riconoscere che il viaggio è solo uno degli strumenti di socializzazione, non l’unico. Il segreto sta infatti nel ridefinire questi concetti: il viaggio non è solo un volo verso una destinazione esotica, ma anche un’esperienza di scoperta che può avvenire ovunque, soprattutto nella quotidianità», continua la Dottoressa Migliore.
«È utile concentrarsi su ciò che si può fare nel presente: promuovere la conoscenza con nuovi gruppi di persone dagli interessi comuni, partecipare a gruppi di interesse online per mete specifiche e in generale ogni attività che possa arricchirci socialmente».