Psicologia

Noia: a cosa serve?

Sebbene sia un'esperienza spesso percepita come negativa, annoiarsi può essere un'occasione per scoprire cosa ci appaga e innescare il cambiamento di cui abbiamo bisogno

Tra impegni quotidiani, social network, film, serie TV e altre distrazioni, ogni momento sembra dover essere riempito da nuove cose da fare. La possibilità di non avere stimoli e, di conseguenza, di sentirci annoiati, generalmente ci preoccupa e spaventa. Ma la noia è qualcosa che dovremmo davvero evitare? La risposta, in breve, è: dipende.

Il suo valore varia a seconda del contesto e delle modalità con cui viene affrontata. Annoiarsi, di tanto in tanto, non è solo del tutto normale, ma può anche rappresentare l’opportunità per riflettere e considerare cambiamenti da cui potremmo trarre benefici inaspettati.

Gruppo San Donato

Cos’è la noia?

La noia, secondo la Treccani, è «un senso di insoddisfazione, fastidio e tristezza che proviene o dalla mancanza di attività e dall’ozio o dal sentirsi occupato in cosa monotona, contraria alla propria inclinazione, tale da apparire inutile e vana».

Può accadere di annoiarsi quando si svolgono mansioni ripetitive o poco impegnative e attività in cui non si trova stimolo o interesse, o si ha difficoltà a concentrarsi su un compito specifico. Inoltre, alcune persone tendono ad annoiarsi più facilmente di altre.

La noia può stimolare la creatività?

Tradizionalmente la noia è stata vista come fonte di conseguenze negative, sia nell’ambiente di lavoro che in altri contesti. Tuttavia, studi recenti hanno indagato se la noia potesse avere anche effetti positivi.

  • Sandi Mann e Rebekah Cadman dell’Università del Lancashire hanno esaminato la relazione tra noia e creatività attraverso due studi, in cui i partecipanti hanno svolto attività noiose seguite da compiti creativi. I risultati hanno suggerito che la noia potrebbe incentivare la produzione creativa e che le attività di lettura noiose hanno portato a una maggiore creatività, in alcune circostanze, rispetto a quelle scritte.
  • Secondo John Eastwood, psicologo e coautore del libro Out of My Skull: The Psychology of Boredom, come riporta la BBC, la noia non è di per sé creativa, ma è ciò a cui conduce che è importante. «Quando ci si annoia, poiché si tratta di uno stato di avversione e disagio, si è motivati a cercare qualcos’altro. In quel vuoto c’è una reale possibilità di scoprire qualcosa di nuovo. Cosa mi interessa e cosa mi appassiona? Penso che la ricerca possa essere una fonte di creatività», ha spiegato.

Perché ai bambini serve anche annoiarsi?

Per i bambini, sperimentare la noia e i momenti “di vuoto”, senza essere continuamente sottoposti a stimoli, può essere un’occasione per sviluppare capacità di problem solving e autoregolazione e dare sfogo alla propria immaginazione, ad esempio inventando storie o nuovi giochi.

Quando rappresenta un rischio?

Sperimentare una noia transitoria è normale e, nella maggior parte dei casi, non dovrebbe destare preoccupazione. Tuttavia, essere inclini a una noia cronica, che si manifesta per un tempo prolungato e indefinito, espone a una serie di rischi. Tra questi ci sono la ricerca di emozioni forti attraverso comportamenti rischiosi, impulsivi o autodistruttivi, disturbi fisici e psicologici.

Come gestire gli effetti negativi della noia

Occorre distinguere la situazione in cui proviamo l’emozione della noia. A seconda dei diversi casi, gli esperti suggeriscono differenti soluzioni. Ecco le principali.

Al lavoro

Nel luogo di lavoro, il bore-out, un fenomeno psicologico che si verifica quando una persona si sente profondamente annoiata e insoddisfatta, ha ripercussioni negative analoghe a quelle del burnout.

Per affrontare il bore-out in ambito lavorativo può essere utile:

  • ridefinire gli obiettivi lavorativi e coltivare nuove competenze;
  • parlarne e cercare di ampliare le relazioni in azienda;
  • dedicarsi a passioni personali al di fuori del lavoro.

A scuola

Nel contesto scolastico, la noia può derivare da diverse cause, come compiti percepiti come troppo facili o difficili, o un ambiente educativo poco stimolante. Se si tratta di una condizione occasionale di solito non rappresenta un problema, ma se invece è persistente, gli studenti possono perdere interesse per l’apprendimento, ridurre il loro impegno e peggiorare il rendimento scolastico.

Talvolta, la noia può anche essere il segnale di disturbi come l’ADHD o di una plusdotazione, cioè una capacità cognitiva superiore alla media. Quando per l’alunno diventa una costante, è essenziale comprendere le ragioni che vi sono alla base per intervenire in modo mirato e migliorare l’esperienza educativa.

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Aurora Pianigiani

Collabora con OK Salute e Benessere e si occupa di comunicazione in ambito medico-scientifico e ambientale. Laureata in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Firenze, si è formata nel settore dei media digitali e del giornalismo. Ha conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e della Salute presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e contestualmente ha scritto articoli per testate giornalistiche che svolgono attività di fact-checking.
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