Ci sarebbe la glicina tra le cause biologiche della depressione. Questo amminoacido ha la capacità di inviare un segnale di rallentamento al cervello. Questo rallentamento contribuirebbe allo sviluppo di depressione anche grave, ansia e disturbi dell’umore. La notizia è contenuta in uno studio del Wertheim UF Scripps Institute for Biomedical Innovation & Technology negli Stati Uniti. Questa scoperta potrebbe rivoluzionare le terapie per la depressione. Gli esperti però sostengono che nonostante i risultati della ricerca siano promettenti, è davvero troppo preso per poter parlare di possibili terapie.
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Il problema dei farmaci antidepressivi
Il problema dei farmaci antidepressivi è che spesso impiegano settimane prima di funzionare e a volte non funzionano per tutti. È quindi una priorità assoluta trovare nuove terapie. Da tempo si sta studiando anche l’impiego di alcune sostanze stupefacenti come i funghi allucinogeni o l’acido lisergico, l’LSD per intenderci.
Quanti sono gli italiani che soffrono di depressione?
In Italia sono 7,5 milioni le persone colpite da depressione maggiore secondo i dati diffusi dalla Società Italiana di Psichiatria (SIP). In termini percentuali significa che in Italia il 12,5% soffre di questa malattia sistemica. Tra l’altro secondo molti esperti il dato è sottostimato. Si tratta già oggi della principale causa di disabilità.
Cause biologiche della depressione: il ruolo della glicina
Lo studio in questione è partito diversi anni fa. Lo stesso team aveva isolato un interruttore molecolare, chiamato recettore GPR158, che induce alcuni sintomi della depressione se viviamo una situazione di stress prolungata nel tempo. La nuova scoperta è che la chiave per questo interruttore è la glicina, un amminoacido che si trova facilmente anche sugli scaffali dei supermercati come integratore con l’obiettivo di migliorare l’umore. Lo si trova anche all’interno di cibi proteici come i legumi e la carne.
Cause biologiche della depressione: occorre trovare il giusto equilibrio con la glicina
La glicina non ha un unico ruolo. Si trova in diverse cellule. In alcune invia segnali di rallentamento, in altre di eccitazione. Alcune ricerche sostengono che sia un fattore di crescita per il tumore alla prostata invasivo. Naturalmente occorrono nuove indagine per comprendere come il nostro organismo riesca a trovare il giusto equilibrio.