Sono tutti in aumento i dati sul cyberbullismo. Tra il 2020 e il 2021 si stima un balzo del 13% dei nuovi episodi. La fascia d’età più colpita è quella tra i 14 e i 17 anni. Secondo il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedo-pornografica Online se le vittimizzazioni minorili, tra pedopornografia, adescamento online, cyberbullismo, sextortion, revenge porn, hate speech, truffe online e altri reati, segna + 47% nel 2021 rispetto al 2020, tra il 2016 e il 2021 i minori autori di reati online sono aumentati del 257 per cento.
In deciso aumento anche i reati di adescamento dei minori in rete, che nel 2021 sono cresciuti di un terzo rispetto all’anno precedente. La fascia di età più coinvolta è quella dei ragazzini tra i 10 e i 13 anni.
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Come capisco che mio figlio è una vittima
Nel cyberbullismo l’assenza di contatto tra vittima e carnefice permette al bullo di non vedere gli effetti delle proprie azioni. Conseguenze che, però, sono ben visibili agli occhi di chi sta intorno alla vittima, quindi di genitori, amici, parenti.
Così come esistono segnali, soprattutto legati a comportamenti violenti, per capire che il proprio figlio è un bullo, così esistono campanelli d’allarme per quanto riguarda le vittime di cyberbullismo. Spiega a quali atteggiamenti fare attenzione l’esperto Luca Bernardo, direttore della Casa Pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano.
Come si comporta una vittima?
Sempre connessi, sempre esposti, sempre in agguato. Quando il cyberbullismo, o meglio, i cyberbulli individuano la loro preda, per la vittima diventa complicato scappare dalle provocazioni e dalle prese in giro. Mettersi offline oggi è sempre più difficile e spesso la tentazione, e l’ossessione, di vedere cosa sta accadendo sui social è più forte della consapevolezza del malessere che può generare.
Le conseguenze che il cyberbullismo ha nella vita quotidiana e sociale di una vittima sono evidenti nei suoi comportamenti. Luca Bernardo, direttore della Casa Pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano, nella videointervista ci spiega quali sono questi comportamenti, compresi i casi più estremi.
Come si devono comportare i genitori?
Ascoltare i propri figli e non nascondere un problema, se c’è, perché altrimenti diventerà sempre più grande e più grave. In tema di cyberbullismo e bullismo i genitori devono ricordarsi che loro sono il primo modello a cui fanno riferimento i figli, nel bene e nel male.
Riconoscere il problema
Per una mamma e un papà può non essere semplice rendersi conto che il proprio bambino ha dei problemi di questo tipo a scuola. Tuttavia, ci sono dei campanelli di allarme, sia nel caso in cui il ragazzo stia diventando aggressivo con i compagni, sia che stia subendo delle provocazioni e dei maltrattamenti e che, quindi, sia diventato una vittima.
Come capisco che mio figlio è il bullo?
I bulli hanno bisogno di aiuto quanto le vittime. Ma per una mamma e un papà è facile riconoscere i sintomi dell’una e dell’altra situazione? I campanelli d’allarme ci sono in entrambi i casi, ma quando si parla di cyberbullismo può esserci qualche ostacolo in più. Tramite app e social network, infatti, i bulli di oggi si possono nascondere dietro la tastiera del pc e del cellulare, sfogandosi nel commento di una foto o all’interno di una chat.
Capirlo è possibile
Tuttavia, come spiega Luca Bernardo, direttore della Casa Pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano, ci sono alcuni comportamenti (soprattutto legati al rendimento scolastico) che devono mettere in allarme i genitori.
I bulli possono guarire?
Una pillola contro il cyberbullismo non esiste. Questo non significa che i bulli e le vittime di bullismo sul web non possano essere supportati e, in qualche modo, curati. Per farlo nel modo migliore è stato inaugurato, il 27 novembre, il Centro di Coordinamento Nazionale Cyberbullismo (CONACY). Il Centro è nato dall’impegno della Casa Pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano, un punto di riferimento per la cura di casi di bullismo e di cyberbullismo.
Ecco cosa si può fare
Come spiega l’esperto Luca Bernardo, direttore della Casa Pediatrica, il supporto che viene dato a questi ragazzi (vengono accolti sia i carnefici, sia le vittime) avviene su più fronti con psichiatri, neuropsichiatri, psicologi, pediatri e nutrizionisti. Il Conacy, che oltre a Milano ora coinvolge altri due poli (Roma e Ragusa), ha l’obiettivo di creare una rete nazionale con un punto di riferimento in ogni regione italiana. Ogni scuola potrà così segnalare i propri casi, che saranno gestiti in una logica di prossimità, senza costringere i giovani a viaggiare attraverso l’Italia per ricevere supporto.
Come sceglie il bullo la sua vittima?
Secondo i dati Censis, più della metà dei presidi italiani ha dovuto gestire episodi di cyberbullismo nel proprio istituto scolastico. Ma il bullismo, in tutte le sue forme, è diffuso anche nelle società sportive, negli oratori e in tutti i luoghi di aggregazione. Senza dimenticare che internet non si spegne mai e la violenza in rete continua a crescere anche quando la vittima e i suoi carnefici non si vedono. Ma qual è il profilo “tipo” del cyberbullo, cosa cerca in rete e come individua la sua vittima? Lo spiega nella videointervista qui sopra il professor Luca Bernardo, direttore della Casa Pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano.