La dipendenza da videogiochi sta diventando una vera e propria materia di studio. Sono ormai molti gli psicologi che se ne occupano a tempo pieno. Non che questa scelta stupisca, visto che sono tantissime le persone che passano molto tempo davanti ai video. Il problema sembra colpire molto di più gli adolescenti, anche se ci sono parecchi adulti che giocano. Tensione, rabbia ingiustificata, insonnia, bugie. Sono questi i sintomi da dipendenza da videogame e quindi i segnali che dovrebbero mettere in allerta i genitori. Ebbene sì: parliamo di sintomi perché secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la dipendenza da videogame è un disturbo mentale. Il riconoscimento ufficiale di questa patologia (in inglese gaming disorder) è previsto nell’aggiornamento dell’ICD (International Classification of Diseas. Si tratta della classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati), di cui quest’anno verrò pubblicata l’undicesima edizione.
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Definizione della dipendenza da videogame
La dipendenza da videogame, la cui descrizione è ancora in bozza, viene per ora definita in questo modo: «Il gaming disorder è caratterizzato da un pattern di gaming (schema di gioco, ndr) persistente o ricorrente, che può avvenire online (cioè connessi ad internet) oppure offline. Si manifesta con le seguenti caratteristiche: 1) alterato controllo sul gioco (cioè sull’inizio, sulla frequenza, sulla sua intensità e durata, sulla capacità di interromperlo e sul contesto); 2) una sempre maggiore priorità data al gioco, fino al punto che il gaming acquisisca la precedenza su altri interessi della vista e sulle attività della vita quotidiana; 3) la persistenza o un’escalation del gaming nonostante la comparsa di conseguenze negative».
Ragazzini a rischio
I grandi e i piccini che giocano ai videogame, però, sono davvero tanti. Quando si deve parlare di dipendenza e iniziare a preoccuparsi per il proprio figlio, amico o parente? La fascia più a rischio, secondo gli esperti, sono i bambini che frequentano la scuola primaria e secondaria, dagli 8 ai 12 anni, ma anche tra i più grandi non va esclusa la possibilità che questa dipendenza si sviluppi.
Profilo a rischio
«I genitori dovrebbero fare caso a reazioni e atteggiamenti dei loro figli, prima che a contare le ore passate davanti alla consolle, anche se ovviamente anche questo è importante» premette Serena Valorzi, specialista in dipendenza da internet e gioco d’azzardo (puoi chiederle un consulto qui). «Se un ragazzo riesce ad avere buone relazioni sociali e a gestire la sua emotività (parla e si confronta volentieri, anche su cose negative), probabilmente quando si troverà di fronte a una difficoltà, la risolverà con il dialogo. Al contrario, se un ragazzo si sente inadeguato a scuola, fa fatica ad ambientarsi e a costruire relazioni, allora il videogame potrebbe diventare per lui un rifugio una volta tornato a casa».
Cosa crea dipendenza
La componente emotiva è importante perché è quella che crea dipendenza. «Giocare genera una modifica del proprio stato emotivo e ciò crea dipendenza. E il gioco continua anche in presenza di segnali negativi. Facciamo un esempio: un ragazzo ha difficoltà a integrarsi nella sua classe, allora quando torna a casa inizia a giocare sempre più al suo videogame preferito; in questo modo, però, non studia e non impara abilità sociali che lo aiuterebbero e il giorno dopo in classe rischia fa una brutta figura, peggiorando la sua immagine all’interno della classe. Questo lo dissuaderà dal continuare a giocare? No» spiega l’esperta.
Dipendenza da videogiochi: le conseguenze fisiche
La dipendenza da videogame, quindi, può portare i ragazzi a un ritiro sociale, a scapito di altre attività tipiche della loro età, e può portarli anche a dire bugie, sia ai genitori che ai compagni che li invitano a uscire. Ma quali possono essere le conseguenze sul fisico? «La dipendenza da videogame può generare tensione e rabbia, ma anche insonnia, a causa della tendenza a non rispettare i ritmi di sonno-veglia» spiega Valorzi. Inoltre, alcuni si sfogano fisicamente se non riescono a concludere un livello come vogliono o a vincere una partita, tirando pugni o calci in camera.
Tipologie di videogame
Tutti i videogame possono generare dipendenza? La cosa è molto soggettiva, anche se è chiaro che alcuni giochi sono “peggiori” di altri. «I videogame che prevedono una squadra connessa online sono leggermente migliori perché c’è un minimo di relazione sociale» spiega l’esperta. «Quelli offline sono peggiori nel caso di abuso o dipendenza perché isolano ed estraniano del tutto, mentre quelli meccanici in stile Tetris possono avere un’azione ipnotica. È il continuo contatto con lo schermo, a scapito delle relazioni umane dal vivo, che costituisce il danno peggiore. A stare con gli altri si impara, spesso per prove ed errori, ma se gioco tutto il tempo, quando imparo?».
I giochi “spara-tutto”
Molto diffusi oggi, i videogame “spara-tutto” sono dei giochi di ruolo in cui si uccide, combatte e spara continuamente per portare a termine i livelli. I pareri, in questo caso, sono discordanti. «Non fanno altro che aumentare l’aggressività. È dimostrato scientificamente: questi giochi non solo aumentano l’impulsività, ma diminuiscono anche la capacità empatica dei ragazzi e la loro capacità di essere d’aiuto agli altri. Abbassano e alterano la percezione della violenza» avverte Valorzi.
Game disorder: il ruolo dei genitori
Quasi tutte le situazioni di dipendenza da videogame sono caratterizzate da una mancanza di controllo iniziale. «I genitori sono inconsapevoli e si accorgono tardi del problema» spiega Valorzi. «Arrivano da me con figli che giocano 10-12 ore al giorno». Qual è il limite e cosa dovrebbero fare i genitori? «Prima di tutto informarsi: alcuni lasciano il tablet in mano a bimbi con meno di 6 anni senza rendersi conto del rischio». Dopotutto, smartphone e tablet creano dipendenza anche negli adulti con sintomi da astinenza simili a quelli provocati da alcol, eroina e cannabis. «Una volta consapevoli dei rischi, i genitori dovrebbero imporre degli orari, magari un’ora al giorno al massimo, e giocare insieme a loro ogni tanto. In questo modo il gioco diventa meno tossico: si spezza il flusso con una battuta, un commento».
La dipendenza da videogame nei più grandi
I ragazzi in età scolare, però, non sono gli unici a rischio. Anche i giovani adulti, in particolari situazioni, possono cadere nella dipendenza da videogame. «Magari chi ha iniziato a frequentare un’università molto complessa, magari in una città che non conosce con pochi amici». Diverso il discorso per gli adulti, più propensi a sviluppare altri tipi di dipendenze. «Sono più orientati al gioco d’azzardo (si chiama ludopatia, ndr) e in buona misura anche alla pornografia, anche se ci sono adulti che giocano ai videogame per evitare i problemi di coppia» conclude Valorzi. «Anche se, per quanto riguarda il porno, alcune ricerche ci dicono che sta dilagando molto anche tra i giovanissimi».
Giulia Masoero Regis