Essere pronti ad agire in modo repentino ed efficace alle sollecitazioni dell’ambiente. È per questo che il nostro cervello non solo elabora anche gli stimoli visivi che non giungono alla nostra percezione cosciente, ma quando la forma dell’oggetto osservato lo consente, codifica le azioni motorie che possono essere compiute su di esso. In pratica il nostro cervello in un certo senso vede anche quando noi non vediamo, o meglio non vediamo se non in modo inconscio, e ci fa comportare di conseguenza.
La scoperta è arrivata dai ricercatori della Divisione di Neuroscienze e dell’Unità di
Neuroradiologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica The Journal of Neuroscience.
Usata la neuroimaging
L’équipe di scienziati si è avvalsa di una specifica metodica di neuroimaging. La risonanza magnetica funzionale permette infatti di localizzare con precisione le strutture cerebrali attivate da un determinato stimolo.
Dov’erano arrivate le ricerche finora
Già studi precedenti avevano evidenziato come nelle regioni frontali e parietali vi siano dei neuroni che si attivano sia quando compiamo un’azione su un oggetto (per esempio afferriamo una tazza), sia quando ci limitiamo a osservarlo.
I ricercatori del San Raffaele hanno fatto un passo avanti
Il team di ricerca ha compreso che, anche quando le informazioni visive non sono percepite in modo consapevole, il cervello risponde automaticamente con l’attivazione delle regioni frontali e parietali. Queste due aree programmano le nostre azioni verso gli oggetti e quindi i possibili movimenti che potremmo compiere su di essi.
La Continuous Flash Suppression
Per far sì che i partecipanti allo studio – 24 volontari sani – non fossero consapevoli delle immagini a loro presentate, gli scienziati hanno utilizzato una tecnica chiamata Continuous Flash Suppression. In sostanza, alle persone sono state mostrate immagini di oggetti mascherate da motivi che le rendono invisibili a livello cosciente, simili ai quadri del celebre pittore astrattista Piet Mondrian.
Il parere dell’esperto
«Malgrado la percezione degli oggetti non fosse consapevole, la risonanza magnetica funzionale ha rilevato una risposta neurale consistente nel circuito che codifica gli stimoli visivi ed elabora una conseguente risposta motoria» spiega Marco Tettamanti, ricercatore dell’Unità Neuroimmagine molecolare e strutturale in vivo nell’uomo e primo autore dello studio. «Il lavoro, inoltre, ci ha permesso di capire che questa attivazione visivo-motoria inconscia avviene solo per gli oggetti manipolabili (tazza, martello, telefono), non per quelli non manipolabili (edificio, tavolo, poltrona)».
Una piccola “rivoluzione”
«Questo studio ci ha permesso di superare teorie neurocognitive precedenti secondo cui i meccanismi di codifica visivo-motoria degli oggetti che ci circondano si attivano solo in stato di consapevolezza. Al contrario, tale sistema è in funzione nel nostro cervello anche in modo inconscio, dotandoci di un meccanismo molto efficiente per monitorare l’ambiente e reagire alle sue sollecitazioni» conclude Daniela Perani, professore ordinario della Facoltà di Psicologia all’Università Vita-Salute San Raffaele e capo dell’Unità Neuroimmagine molecolare e strutturale in vivo nell’uomo dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.
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