La rubrica OK Salute e Benessere, condotta dalla giornalista Chiara Caretoni, va in onda tutti i giorni alle ore 11 sul Circuito Nazionale Radiofonico (CNR) e su Radio LatteMiele. Per entrare in contatto con la redazione radiofonica scrivi a: radio@ok-salute.it.
Anche quest’anno ad ottobre torna il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, ma a che età bisogna iniziare a preoccuparsi di questo importantissimo aspetto? Quando cominciare con gli screening?
Lo spiega l’ospite di oggi: Pietro Panizza, Primario dell’unità di radiologia senologica dell’ospedale San Raffaele di Milano. La vera prevenzione dovrebbe cominciare a quarant’anni con la mammografia, in realtà i programmi di screening organizzati dallo Stato attraverso il sistema sanitario cominciano di solito a cinquant’anni; in Lombardia a Milano, ad esempio, lo screening inizia a quarantacinque anni e arriva fino a sessantanove anni e alcune regioni i controlli proseguono fino a settantaquattro anni.
Lo screening prevede l’invito della paziente tramite lettera da parte dell’Asl ed è un servizio gratuito tramite i LEA, i servizi essenziali di assistenza. Qualora il paziente accetti la convocazione allo screening si attiva la prevenzione secondaria vera e propria che comprende la mammografia.
Qualora vengano individuate storie di rischio familiare quali forme ereditarie di patologie, anche se questo riguarda una piccola percentuale di pazienti, si possono attuare o dei programmi sorveglianza o dei programmi personalizzati sul paziente: per esempio prima dei quarant’anni le donne che richiedono la prevenzione secondaria possono accedere all’ecografia.
Purtroppo però la mammografia si conferma l’esame migliore per identificare eventuali problematiche, infatti i numerosi studi che confrontano la mortalità e la sua riduzione in corrispondenza dell’esecuzione di questo esame, dimostrano l’efficacia di questa procedura: se effettuata dai 45 ai 49 anni ogni anno e dai 50 ai 69/74 anni ogni due anni si riduce la mortalità nelle donne che aderiscono all’invito dell’Asl quasi al 40%, quindi un ottimo risultato che va consolidato e aumentato grazie allo screening precoce.
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