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Quando si parla di ictus “giovanile”?
Ogni anno in Italia vengono colpite da ictus giovanile circa 12.000 persone: si tratta di poco meno del 10% dei casi totali. I pazienti hanno un’età inferiore ai 55 anni, quindi pensare che l’ictus sia una malattia che riguarda solo l’anziano è sbagliato. L’ictus giovanile esiste e colpisce migliaia di persone, soprattutto perché ha un impatto sociale tanto più rilevante, quanto più il malato è giovane e ancora in attività lavorativa.
Ictus giovanile: perché colpisce in giovane età
A spiegarcelo è il neurologo Danilo Toni. «L’età in quanto tale non è necessariamente un fatto di discrimine: durante uno studio pubblicato anni fa in Finlandia, sono stati studiati circa un migliaio di pazienti di età fino ai 55 anni con ictus, poi suddivisi in due gruppi. Quelli fra i 45-50 anni e quelli fra i 50-55 anni. Hanno visto che i pazienti tra i 50-55 anni avevano un profilo di rischio molto più simile a cittadini molto più anziani che non i più giovani. È possibile quindi che 55enne presenti un’obesità, un’ipertensione grave e possa quindi avere i fattori di rischio dell’anziano. In genere però nelle persone più giovani si chiamano in causa altre condizioni: rare, come per esempio le mutazioni dei fattori di coagulazione, le vasculiti, le dissecazioni arteriose oppure condizioni particolari come quella che si chiama forame ovale pervio, dove la comunicazione tra atrio destro e atrio sinistro può essere tramite di materiale trombotico che si impegna in questo passaggio e che embolizza verso il cervello».