La rubrica OK Salute e Benessere, condotta dalla giornalista Chiara Caretoni, va in onda tutti i giorni alle ore 11 sul Circuito Nazionale Radiofonico (CNR) e su Radio LatteMiele. Per entrare in contatto con la redazione radiofonica scrivi a: radio@ok-salute.it.
Se a dei bambini della scuola elementare si chiedesse che sport praticano, le loro risposte si potrebbero prevedere con una certa facilità. La gran parte delle bambine farà pallavolo, danza o ginnastica mentre i bambini praticheranno calcio, basket o magari rugby. Questo accade perché c’è una tendenza, soprattutto da parte dei genitori, di scegliere quelli che sono considerati gli sport “da maschi” e “da femmine”, ancora prima che questa divisione di genere abbia un senso a livello fisico. Ricordiamoci che fino alle elementari i bambini non hanno distinzione fisica rispetto alle bambine, quindi hanno le stesse possibilità. Solo successivamente con lo sviluppo ormonale, i maschi entrano in un’altra categoria di forza e non possono più competere con le femmine. Ad esempio nel rugby, i maschi e le femmine sono insieme fino ai 12 anni, proprio perché non c’è questa distinzione fisica ancora sviluppata. Ma sentiamo cosa ne pensa il medico dello sport Carlo Giammattei.
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Maschi e femmine dovrebbero gareggiare insieme fino ai 10 anni
«Nell’organismo dei bambini fino a 12 anni non c’è nessuna differenza tra maschi e femmine perché, fino allo sviluppo puberale, è la bimba più attiva e dinamica del bimbo. Fino a quest’età dovrebbero gareggiare e fare attività sportive insieme, dopo è chiaro che con l’arrivo del testosterone nei bambini e l’aumento della massa muscolare, non si può più gareggiare insieme in determinati tipi di sport. Anche le Federazioni si differenziano nelle varie discipline sportive, ma nella prima infanzia fino ai 10-12, dovrebbe essere lasciata ai bambini estrema libertà di giocare insieme».