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L’angina pectoris è un disturbo provocato da un insufficiente ossigenazione del tessuto cardiaco a causa di una transitoria interruzione del flusso sanguigno nelle coronarie.
Di che si tratta nello specifico e soprattutto come si può manifestare? Risponde l’ospite di oggi Alberto Margonato responsabile dell’unità operativa di cardiologia clinica dell’ospedale San Raffaele di Milano.
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I sintomi
Compare con la sensazione di qualcosa che schiaccia il cuore, un segnale che non proviene da sinistra, ma dal centro del cuore con irradiazione alla gola, fino al braccio sinistro verso il mignolo. È tipicamente innescato da un esercizio fisico ed è sufficiente che il paziente interrompa il movimento per tornare ad una condizione di normalità entro 2,3,5 al massimo 10 minuti, dopo questo periodo di tempo il dolore dovrebbe scomparire.
La cura
Può essere trattata sia con terapia medica sia con terapia interventistica.
La terapia medica si può avvalere di farmaci per abbassare il colesterolo, le statine, farmaci che fluidificano il sangue per impedire che si formino delle placche oppure, sempre tra i farmaci più importanti, dei beta bloccanti, farmaci volti a ridurre la frequenza cardiaca e la pressione e quindi tendono a ridurre il consumo di ossigeno.
Se il paziente sta bene e se il test da sforzo utilizzato per vedere come lavora il cuore sotto pressione da risultati soddisfacenti, allora non ha bisogno d’altro; al contrario se il paziente continua a sentire dolore o il test da sforzo dimostra che c’è un’ischemia importante, sarà necessario eseguire una coronarografia, ovvero EMG delle coronarie e se ci sono dei restringimenti è possibile intervenire in due modi: ad oggi il più frequente è l’angioplastica con palloncino e stent, ovvero si dilata un palloncino che porta sulla superficie una gabbietta metallica che schiaccia queste placche contro le pareti, la gabbietta quindi forma un’impalcatura e il tubo viene ripristinato nella sua funzione di condotto idraulico ad alto flusso.
Se purtroppo le stenosi sono troppe e interessano tutte e tre le coronarie, resta efficace un intervento di bypass che è molto più invasivo perché a cuore aperto, si apre lo sterno e si inseriscono dei condotti con le vene safene che saltano/bypassano l’ostruzione e vanno a portare il sangue oltre l’ostruzione stessa.