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Tumore del polmone non a piccole cellule: nuove terapie mirate

Brigatinib si aggiunge alle possibilità terapeutiche già disponibili. Si tratta di un farmaco maneggevole e con grande capacità di penetrare la barriera ematoencefalica

Il tumore del polmone non a piccole cellule è la forma più comune di tumore del polmone: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità rappresenta l’85% degli 1,8 milioni di nuovi casi diagnosticati ogni anno in tutto il mondo e può provocare metastasi in altre parti del corpo.

Tumore del polmone non a piccole cellule: nuove terapie mirate

Per questi pazienti è ora disponibile brigatinib, un inibitore della tirosin-chinasi di nuova generazione studiato per colpire selettivamente e inibire le alterazioni genetiche ALK. «Nel trattamento del tumore polmonare non a piccole cellule assume sempre maggiore rilevanza lo studio del profilo molecolare del tumore, che permette di ampliare le opportunità terapeutiche a disposizione per specifiche tipologie di pazienti», dichiara Paolo Marchetti, Professore ordinario di oncologia alla Sapienza, Università di Roma. «Nel caso dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule avanzato brigatinib rappresenta un’importante alternativa a disposizione, avendo dimostrato nello studio clinico un’efficacia sistemica significativamente maggiore rispetto al farmaco di confronto, con un profilo di tollerabilità gestibile e un sensibile miglioramento della qualità di vita dei pazienti trattati».

Gruppo San Donato

L’efficacia di brigatinib

Brigatinib ha dimostrato anche una rilevante efficacia intracranica. Fino al 35% dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule ALK positivo presenta metastasi cerebrali alla diagnosi. Percentuale che nel corso della malattia raggiunge il 90%. «Oggi siamo nelle condizioni di avere molteplici farmaci diretti contro ALK, con una sempre maggiore efficacia, in particolare con maggiore capacità di arrivare a colpire il target e di raggiungere tutti i tessuti, compreso l’encefalo, frequente sede di localizzazioni secondarie in questa patologia», commenta Alessandra Bearz, Dirigente Medico SOC Oncologia Medica e dei Tumori Immunocorrelati, Centro di Riferimento Oncologico di Aviano. «Brigatinib si aggiunge alle possibilità terapeutiche già disponibili e si propone come un farmaco maneggevole e con grande capacità di penetrare la barriera ematoencefalica, riuscendo sia ad agire contro eventuali localizzazioni già presenti sia a prevenire la colonizzazione encefalica da parte della malattia».

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