Il tumore cutaneo a cellule squamose è il secondo tumore della pelle non-melanoma per incidenza ma il primo per mortalità. Per le forme avanzate della malattia fino ad oggi non esistevano trattamenti mirati ed efficaci. Ora è disponibile il primo anticorpo monoclonale specifico, cemiplimab, che si è dimostrato molto efficace. «È un’ottima notizia per i pazienti e per noi medici, perché stiamo parlando di casi in cui la malattia impatta fortemente su qualità e aspettativa di vita e per i quali, ad oggi, non esistevano ancora terapie significative» commenta Paola Queirolo, Direttore Oncologia Medica del Melanoma, Sarcoma e Tumori Rari allo IEO, Responsabile linee guida AIOM tumori cutanei non melanoma.
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Combattere il tumore cutaneo a cellule squamose con l’immunoterapia
«Il tumore cutaneo a cellule squamose può essere molto aggressivo. Colpisce zone come cuoio capelluto, viso, orecchie, collo, braccia o gambe, con lesioni evidenti, che possono essere dolorose, deturpanti» commenta Ketty Peris, Direttore UOC Dermatologia, Università Cattolica del Sacro Cuore e Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma e Presidente SIDeMaST. «Oggi assistiamo a un enorme progresso dal punto di vista terapeutico grazie all’immunoterapia. Rimane comunque prioritario adottare un approccio multidisciplinare, riunendo figure con competenze specialistiche differenti, capaci di seguire il paziente sotto tutti gli aspetti e in tutte le fasi della malattia».
Cemiplimab: il primo anticorpo monoclonale per questo tipo di tumore
Questo farmaco immunoterapico consente di ripristinare il corretto funzionamento del sistema immunitario, aiutandolo a riconoscere il tumore e a bloccarne la proliferazione. L’immunoncologia è indicata anche nelle linee guida della European Association of Dermato Oncology (EADO) come trattamento sistemico di prima linea per i pazienti con forme avanzate di tumore cutaneo a cellule squamose. Facilmente gestibile nelle forme precoci tramite rimozione chirurgica o radioterapia, nelle forme avanzate e aggressive – circa il 3% dei casi – questo tumore diventa particolarmente difficile da trattare.