La prevenzione del tumore alla prostata protagonista per 30 giorni. Anche quest’anno a novembre torna il mese dedicato alla prevenzione e cura della salute maschile con la campagna “Metti un baffo a novembre”, con riferimento all’ormai popolare simbolo – i baffi appunto – della prevenzione per questo tipo di tumore. Il tumore alla prostata è il tumore più comune nella popolazione maschile, con circa 36.000 nuovi casi ogni anno. Rappresenta quasi il 20% di tutti i tumori maschili.La ricerca scientifica ha fatto enormi passi avanti nel trattamento e nella cura di questo tumore. Il primo passo però deve essere fatto dagli uomini con la prevenzione. Un semplice esame può salvare la vita favorendo una diagnosi precoce, un trattamento tempestivo e una prognosi più favorevole.
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Prevenzione del tumore alla prostata: ecco dove trovare tutte le informazioni
L’iniziativa è voluta da Janssen Oncology con il patrocinio di Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM), Società Italiana di Urologia (SIU), Associazione Italiana Radioterapia Oncologica (AIRO), Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), Europa Uomo Italia Onlus e Fondazione PRO Onlus. Al centro della campagna, il sito Oncovoice.it, che costituisce un vero e proprio punto di riferimento per i pazienti e che consente approfondimenti sulla patologia, con numerose informazioni e consigli.
Quanti italiani hanno il tumore alla prostata?
“Sono circa 564.000 gli Italiani con pregressa diagnosi di tumore della prostata. Nonostante la diffusione, tuttavia, persistono delle barriere culturali e sociali che da tempo ostacolano indirettamente la prevenzione maschile. In primis una scarsa valutazione della propria salute nella scala delle priorità, insieme ad una reticenza a confrontarsi tra di loro su questioni intime”. Marcello Scarcia è Dirigente Medico I Livello, Incarico di Alta Specializzazione “Prostate Cancer”, Ente Ecclesiastico Ospedale Regionale F. Miulli.
Prevenzione del tumore alla prostata: perché ci sono ancora troppi tabù?
La campagna vuole quindi invitare gli uomini a prenotare una visita urologica per la prevenzione del tumore della prostata, superando i tabù, i pregiudizi e la reticenza a farsi visitare. Target della campagna, quindi, l’uomo over 50, ma non solo. La donna, al suo fianco, in genere più abituata alla prevenzione, riveste infatti il ruolo di caregiver spronando il partner, il fratello o il padre ad effettuare un semplice esame di routine. Si rivela dunque necessario informare e sensibilizzare il largo pubblico, in un campo in cui la prevenzione in ambito oncologico non ha raggiunto un alto livello di consapevolezza come nel campo femminile.
Ecco gli esami da fare per la prevenzione del tumore alla prostata
“Rinnoviamo il nostro impegno in questa attività di sensibilizzazione e informazione per la diagnosi precoce del tumore alla prostata. La nostra missione è, infatti, prima d’ogni cosa informare in modo corretto e sensibilizzare sull’importanza della diagnosi precoce di questo tumore maschile. Gli uomini devono infatti conoscerne l’importanza: visita urologica e test del PSA dai 50 anni in su sono indispensabili per il successo delle cure. Con altrettanta risolutezza sosteniamo quindi gli sforzi della ricerca scientifica verso cure migliori e, se possibile, risolutive. La campagna ‘Metti un baffo a novembre’ è sicuramento lo strumento giusto non solo per spronare gli uomini alla prevenzione, ma anche per far arrivare un giusto messaggio alle istituzioni in merito a tali esigenze”. Maria Laura De Cristofaro è Presidente di Europa Uomo Italia Onlus.
Quali sono i campanelli d’allarme da non sottovalutare?
“I sintomi di questa neoplasia, in genere, compaiono con il progredire della malattia, quali:
- difficoltà nella minzione,
- bisogno di urinare frequentemente,
- sensazione di mancato svuotamento della vescica,
- presenza di sangue nelle urine, che però possono essere confusi con sintomi di altre malattie benigne tipiche dell’avanzare dell’età come l’ipertrofia prostatica benigna.
La difficoltà di una diagnosi precoce, data la natura asintomatica della fase iniziale della malattia, sottolinea l’importanza di non ignorare i primi campanelli di allarme. Oggi, la ricerca e l’innovazione scientifica hanno permesso di migliorare le terapie oncologiche nel tumore della prostata e di offrire trattamenti sempre più personalizzati per rispondere al meglio ai bisogni dei pazienti, migliorandone le aspettative e la qualità di vita”. Elena Verzoni è Dirigente S.S. Oncologia Medica Genitourinaria. Fondazione IRCCS, Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
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