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Inceneritori e termovalorizzatori
La prima distinzione da fare è quella tra inceneritori e termovalorizzatori. I primi si limitano infatti a bruciare i rifiuti, mentre i secondi li bruciano per produrre energia elettrica.
Va da sé che gli inceneritori siano impianti ormai superati, che non vengono costruiti più. Si trovano soprattutto nel Sud del nostro Paese, fatta eccezione per quello di Porto Marghera a Venezia. Ci sono inceneritori nel Lazio a Colleferro e San Vittore, in Basilicata a Melfi, in Puglia a Statte, in Calabria a Gioia Tauro e a Capoterra in Sardegna.
Al contrario i termovalorizzatori, che quindi producono energia elettrica dai rifiuti, sono per la maggior parte al Nord. I più importanti sono quelli di Brescia e quello di Acerra, in provincia di Napoli, che però è in fase di manutenzione e quindi lavora a ritmo ridotto. Ce ne sono anche a Torino, Milano, Parona, nel pavese, Padova, Granarolo in provincia di Bologna e San Vittore nel Lazio.
Effetti sulla salute
Naturalmente tutte e due le strutture bruciano lo stesso tipo di rifiuti. Per Legge la temperatura dev’essere superiore agli 850° per impedire la formazione di diossina.
I termovalorizzatori dispongono di radiatori per produrre energia con turbine mosse da vapore. Il problema sono ceneri e fumi, che sono affrontati con sistemi di filtraggio e riciclo.
L’Istituto Superiore di Sanità ha affermato che allo stato attuale non è stato riscontrato un aumento di malattie. Resta la CO2 prodotta dalla combustione.
Lo studio svolto in Emilia Romagna
La Regione Emilia Romagna ha promosso un progetto, chiamato Moniter, coordinato da Arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente. Lo studio è durato 4 anni e ha coinvolto chi risiedeva in un raggio di quattro chilometri dagli stabilimenti. I risultati hanno evidenziato che le emissioni degli inquinanti sono significativamente inferiori alle concentrazioni ammesse dalla legge.
Lo studio ha però sottolineato un aumento delle nascite pretermine.
Punti critici
Ci sono alcuni studi precedenti, condotti però su stabilimenti di vecchia generazione, che invece dimostrano un aumento delle malattie cardiovascolari e di tumore. Questi stabilimenti però sono stati superati.
Restano i dubbi sulle conseguenze a lungo termine, perché gli stabilimenti di ultima generazione non sono in funzione da un numero di anni sufficienti per fare studi credibili.
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