Dimagrire è l’obiettivo? Più della forza di volontà, conta la stoviglia. Basterebbe servire tutte le portate nei piattini da dessert per riuscire a perdere quasi un chilo al mese. Per la precisione 2 libbre, poco più di 900 grammi. Questa, almeno, è la teoria esposta da Brian Wansink dell’America’s Cornell University all’ultima convention dell’American Psychological Association.
L’esperto di psicologia dei consumi avverte: «Le nostre case sono disseminate di trappole» e il segreto per perdere peso è bonificarle. «Modificare l’ambiente che ci circonda è più semplice che cambiare le nostre idee», dice Wansik, quindi la chiave è «correggere il contesto in cui viviamo in modo che possa lavorare per noi invece che contro di noi».
La singolare ricetta viene riproposta sul quotidiano britannico Daily Mail. A dimostrare come la taglia del piatto possa influenzare la quantità di cibo che ingeriamo, ricorda Wansik, c’è per esempio uno studio sugli spettatori che al cinema sgranocchiano popcorn da secchielli large o extralarge. Ebbene, è stato dimostrato che mangiano il 45% di prodotto in più, e che anche quando la patatina non è freschissima ne consumano comunque il 34% in più. E ancora: un altro studio ha calcolato che se a un bimbo vengono serviti i cereali in una scodella di formato classico, ci sono più probabilità che pretenda il bis.
Meglio dunque utilizzare mini-scodelle dal formato dimezzato: sarà sufficiente questo trucco a ingannare il cervello del piccolo mangione. E c’è anche chi, bilancia alla mano, ha misurato il calo ponderale che è possibile ottenere semplicemente facendo dimagrire il piatto: «Da uno studio si è visto che una persona può perdere fino a 2 libbre al mese – assicura Wansink – grazie a facili accorgimenti come ad esempio usare il piatto da insalata» invece di quello più grande da portata principale, o come «tenere gli alimenti poco sani lontani dagli occhi ed evitare di mangiare guardando la tv».
Il problema, sottolinea infatti l’esperto di consumi, è che «la maggior parte di noi ha troppo caos intorno per focalizzarsi con consapevolezza su ogni boccone e chiedersi se è sazio». «Le persone non si rendono conto – insiste il ricercatore americano – di quanto un fattore tanto banale come la dimensione di un piatto o di una scodella sia in grado di influenzare la quantità di cibo che assumiamo».
Non solo: «La gente ha l’errata convinzione che lo stomaco comunichi spontaneamente al suo proprietario quando è pieno» ed è il caso di smettere di mangiare. Niente di più sbagliato perché «lo stomaco è bugiardo», ammonisce Wansink. C’è persino un esperimento che lo prova: un gruppo di commensali che mangiavano zuppa da scodelle senza fondo, programmate per riempirsi in automatico una volta svuotate, finiva per ingollare il 73% di alimento in più rispetto a chi usava stoviglie normali.
Fonte Adnkronos
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