Un mozzicone di sigaretta buttato per terra da febbraio costerà dai 30 ai 300 euro. Ma non solo, perché con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legislativo sulla Green Economy dal 2 febbraio entrerà in vigore anche il divieto di fumare in macchina in presenza di donne incinte e bambini e fuori dagli ospedali. Una stretta alle cattive abitudini dei fumatori, che comprenderà anche la presenza di immagini e scritte shock sui pacchetti, lo stop alle confezioni da 10 e dei limiti alla vendita di prodotti arrotolabili al mentolo o alla vaniglia, sicuramente i più attraenti per i giovani perché riducono la percezione di fumare. Anche la vendita del tabacco sfuso sarà limitata a non più di 30 grammi.
Oltre a imporre dei divieti aumentando le situazioni in cui una persona non potrà più accendersi una sigaretta, la nuova norma propone anche delle alternative utili per smettere di essere dipendenti dal fumo. Lo fa con il via libera alla sigaretta “senza fumo”, molto diversa da quella elettronica che ha già conquistato il mercato da tempo e di cui sono già stati dimostrati alcuni aspetti negativi. In questo caso si tratta di un dispositivo al cui interno si inserisce una cartuccia di tabacco lavorato: scaldandosi, il contenuto evapora e per chi lo aspira, non essendoci combustione, dovrebbero diminuire i danni per la salute. Un aspetto ancora tutto da provare con le verifiche nei centri di ricerca istituzionali, che dovranno confermare se il rischio è ridotto davvero e in quali proporzioni.
La legge sulla Green Economy non solo cerca di attenuare la propensione al fumo, ma va anche a contrastare un problema di inquinamento reale. La multa ai mozziconi di sigaretta per terra, infatti, si allarga anche ad altri rifiuti di piccole dimensioni come scontrini, gomme da masticare e fazzoletti. Le cicche delle sigarette, buttate per terra da circa 1,5 miliardi di fumatori in tutto il mondo, sono pericolose tanto quanto i rifiuti industriali. Per non parlare di chi, forse convinto di fare meglio, li getta in mare, dove le conseguenze sono altrettanto dannose. Nel Mediterraneo, secondo i dati del Programma delle Nazioni unite per l’ambiente, i mozziconi di sigaretta rappresentano il 40% dei rifiuti. Il tempo di smaltimento di un mozzicone in mare va da 1 a 5 anni e in questo arco di tempo le conseguenze sulla vita acquatica e sulla fauna selvatica possono essere molto pericolose (spesso vengono ritrovati nello stomaco di pesci, uccelli, tartarughe). Per questo, oltre alla multa, il decreto impone ai Comuni l’installazione di specifici raccoglitori per le sigarette nei principali luoghi pubblici.
Una volta raccolti correttamente come rifiuti, i mozziconi di sigaretta potranno avere lo stesso trattamento di plastica, vetro e carta. Cioè essere riciclati. Come? Nel mondo sono diverse le soluzioni proposte. La prima a Vancouver nel 2013, dove un programma di riciclaggio ha previsto la trasformazione dei filtri in materiali da costruzione. Ma anche la Cina, il paese con maggior numero di fumatori al mondo (più di 300 milioni), con l’idea della Xian Jiaotong University di usare il cocktail di sostante tossiche presenti nel mozziconi come antiruggine. Interessante anche la soluzione di un team di ricerca della Corea del Sud, che ha proposto di convertire le cicche di sigaretta in un materiale ad alte prestazioni che potrebbe essere integrato nei pc o in altri veicoli elettrici per immagazzinare energia. Una soluzione, quella energetica, presa in considerazione anche in Italia da Carmine Ciro Lombardi, ricercatore Enea, che propone di adoperare i mozziconi come biomassa da cui ricavare calore ed energia.
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