Internet finisce sotto accusa al pari di chi doveva sovrintendere alla salute dei pazienti: «Gli acquisti su internet nel campo della salute non vanno fatti», ammonisce Garattini, proprio prendendo spunto dalla tragedia di Barletta. «Non ci sono controlli – chiarisce il farmacologo – non c’è ricetta medica, non si sa dove questi prodotti vengano fabbricati, e abbiamo riscontrato ormai molte volte persino discrepanze tra il principio attivo indicato dalla confezione e quello realmente presente nel farmaco, ammesso che ci sia qualcosa. I farmaci e i prodotti sanitari in genere vanno acquistati in farmacia, dove ci sono controlli, garanzie, e professionisti affidabili».
Delle oltre 40mila farmacie aperte online, sono pochissime quelle legali: appena lo 0,6%, con un altro 2% potenzialmente legale. In sostanza, il 98% delle farmacie online è illegale (fonte Agenzia italiana del Farmaco). Secondo l’ente statunitense LegitScript, il servizio di verifica e controllo delle farmacie on line, secondo quanto riferisce l’Aifa, in sostanza solo l’1% delle 40.000 farmacie censite sarebbe legale, ovvero controllato dalle autorità competenti. Il resto dell’esistente sarebbe invece rappresentato da farmacie false o illegali.
«Mi sembra che vicende come questa rilancino la necessità di rafforzare la sorveglianza su tutto il settore, aumentando la presenza del farmacista in tutti gli ambiti in cui si fa uso di sostanze che devono essere somministrate alle persone», dice Andrea Mandelli. «Ancora oggi, per esempio, sono troppe le strutture in cui si fa uso di farmaci nelle quali non è presente il farmacista: dalle case di cura private alle residenze per anziani. Altro che liberalizzazioni: visto il moltiplicarsi dei canali di vendita e dei giri tortuosi nella distribuzione di sostanze potenzialmente pericolose mi sembra che quel che serve sia una regolazione al passo coi tempi e con le innovazioni che le tecnologie, come Internet, introducono nella società, ma comunque tale da tutelare la sicurezza del cittadino».