In questo articolo
Com’è la dieta chetogenica
Che cos’è
La dieta chetogenica si basa sulla riduzione o sull’eliminazione completa degli zuccheridall’alimentazione per un breve periodo di tempo: alla ricerca di fonti alternative di energia, l’organismo inizia a bruciare i grassi, elaborando nel fegato delle sostanze chiamate “corpi chetonici”, come il beta-idrossibutirrato, l’acido acetacetico e l’acetone. Quest’ultimo nome suonerà familiare a molte persone, che ricorderanno di aver sofferto proprio di “acetone” durante l’infanzia: questo è infatti un disturbo metabolico passeggero che nei bambini può essere causato da un episodio febbrile o da un digiuno prolungato, esempi “naturali” di dieta chetogenica.
La produzione di chetoni è infatti una specie di piano di emergenza, che serve a fornire nuovo carburante al cervello quando si trova a secco di glucosio.
Chi può farla
La dieta chetogenica può essere considerata alla stregua di un farmaco e per questo non dovrebbe essere fatta da soli a casa senza la supervisione di un medico. Per la sua fisiologica azione a livello del sistema nervoso centrale, è indicata per i casi di epilessia resistente ai farmaci: alcuni specialisti la suggeriscono anche per il trattamento delle cefalee più gravi, mentre nuovi studi stanno valutando la sua possibile applicazione nel campo delle malattie neurodegenerative, come il Parkinson e l’Alzheimer.
Gli esperti ADI ricordano anche il suo utilizzo nei casi gravi di obesità o di obesità refrattaria, ad esempio nei pazienti che devono perdere velocemente peso per sottoporsi ad un intervento chirurgico oppure per prepararsi alla chirurgia bariatrica. Una moderata chetosi può offrire vantaggi anche in caso di diabete di tipo 2, sindrome metabolica e fegato grasso (steatosi epatica non alcolica, NAFLD).
Chi non deve farla
La dieta chetogenica è controindicata nelle donne in gravidanza e allattamento, nelle persone che soffrono di insufficienza epatica, cardiaca o renale, nei giovani malati di diabete di tipo 1, nei soggetti con disturbi psichici e comportamentali (anoressia, abuso di alcol e droghe), e in chi soffre di angina instabile, aritmie, porfiria o ha avuto da poco un infarto.
L’encefalopatia traumatica cronica
Si tratta di una patologia neurologica a carattere neurodegenerativo diffusa tra coloro che praticano sport di contatto o che fanno lavori in cui si ricevono molti colpi alla testa.
Cause
Questa patologia è provocata da traumi cranici ripetuti nel tempo. Può insorgere anche molti anni dopo il ritiro dalla pratica sportiva o dal lavoro che l’ha causata, e peggiora col passare del tempo. Gli sportivi più a rischio, come racconta Will Smith a OK (leggi qui), sono quelli che praticano il football americano e il pugilato. Ma a questi possiamo aggiungere anche i giocatori di rugby o chi fa wrestling. Inoltre, sono a rischio anche i militari in missione, che spesso sono coinvolti in esplosioni, o le vittime di abusi per le continue percosse.
Sintomi
Possiamo distinguere tre stadi della malattia, durante i quali i sintomi possono variare, passando da lievi a molto gravi.
Nel primo stadio i pazienti mostrano deficit dell’attenzione, disturbi di concentrazione, lieve perdita di memoria, sbalzi d’umore e piccoli disturbi affettivi, come aggressività e apatia.
Nel secondo stadio i pazienti iniziano a soffrire di vere e
proprie instabilità comportamentali, ovvero possono diventare ancora più aggressivi e depressi. Inoltre, appaiono più disorientati.
Nel terzo stadio, i pazienti presentano una forma grave di demenza, difficoltà a capire e parlare, tremori e addirittura paralisi delle espressioni facciali.
Diagnosi
L’unico modo per stabilire con certezza se determinati disturbi neurologici sono dovuti o meno a un’encefalopatia traumatica cronica è analizzare il tessuto cerebrale dopo la morte, durante un’autopsia. Non è, quindi, possibile arrivare a una diagnosi certa prima del decesso. Al massimo si possono fare ipotesi in base ai sintomi e alla storia del paziente.
Prevenzione
Questa patologia è al momento incurabile e non esistono trattamenti in grado di bloccarla o rallentarla. Sarebbe bene quindi fare più ricerca sull’argomento e fare prevenzione migliorando le protezioni per la testa.
Cos’è la dipendenza da oppiacei
Negli Usa è considerata uno dei più importanti problemi per la salute. Ne ha parlato anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Sono quasi 2.500.000 gli americani che si stima siano dipendenti dagli oppiacei contenuti soprattutto negli antidolorifici. Novanta americani muoiono ogni giorno. È la prima causa di morte tra i giovani americani. La tendenza sta ora raggiungendo anche l’Europa.
Cos’è il lupus
Una malattia che può colpire quasi ogni parte del nostro corpo, su cui c’è una nuvola di ignoranza che condiziona la vita sociale di chi ne è colpito. È il lupus o lupus eritematoso sistemico, dal nome della sua forma più frequente, è una patologia cronica di natura autoimmune. Il sistema immunitario produce autoanticorpi (che combattono cioè contro lo stesso organismo che li produce) che, invece di proteggere il corpo da virus, batteri e agenti estranei, aggrediscono cellule e componenti del corpo stesso, causando infiammazione e danno ai tessuti.
La patologia ha colpito anche diverse star internazionali, che da sempre si battono per sensibilizzare il grande pubblico. Tra loro la cantante Selena Gomez, Michael Jackson, Lady Gaga, l’attore Nick Cannon, ex di Mariah Carey, Seal, Toni Braxton,
Le cause
Le cause sono tuttora sconosciute, anche se si pensa che sia frutto di una combinazione di fattori ambientali, ereditari e ormonali.
Sintomi
Il lupus colpisce generalmente tra i 15 e i 45 anni, anche se c’è la forma neonatale. I sintomi, che possono essere da lievi a gravi, sono simili ad altre malattie,complicando la diagnosi. Comunque si va dal dolore o gonfiore articolare, a eritemi, estrema stanchezza, febbre senza cause specifiche fino a problemi renali. Possono esserci anche caduta dei capelli, dolore al petto, mal di testa, convulsioni, depressioni, sensibilità alla luce solare, dita delle mani e dei piedi pallide o arrossate per il freddo e per lo stress, vertigini.
La malattia si manifesta in modo ciclico. I periodi di malattia sono detti eruzioni, mentre i periodi di scomparsa dei sintomi si chiamano di remissione.
Diagnosi
È complicato arrivare alla diagnosi, spesso ci vogliono mesi, a volte anni. Non esistono esami specifici. I test che aiutano il medico a comprendere la situazione sono quelli del sangue, dove vengono cercati alcuni anticorpi del sangue. Spesso si procede a biopsia della pelle o dei reni, se questi organi sono colpiti dalla malattia.
Cura
Diciamo subito che non esiste alcuna cura definitiva, anche se le terapie possono tenere sotto controllo i sintomi e la maggior parte delle persone affette può condurre un’esistenza sana ed attiva. I farmaci più usati sono quelli a base di cortisone, capaci di far regredire velocemente l’infiammazione, ma che hanno diversi effetti collaterali.
In molti casi sono somministrati antinfiammatori non steroidei. Spesso vengono prescritti farmaci antimalarici, che si sono dimostrati efficaci anche nel diminuire la ricorrenza degli attacchi.
Se la malattia colpisce i reni o il sistema nervoso centrale può essere usato un farmaco immunosoppressore, che inibisca l’azione del sistema immunitario, bloccando la produzione di determinate cellule immunitarie.
Perché viene il singhiozzo
Il singhiozzo è un sintomo “strano” perché è presente in tante condizioni differenti. È causato dalla contrazione del diaframma (muscolo che separa l’addome dal torace) ed è legato all’irritazione del nervo frenico, che parte dalle vertebre cervicali e si spande a raggiera coinvolgendo il torace, alcune parti dell’addome e appunto il diaframma.
Quali sono le cause più frequenti?
Le patologie che possono causare il sintomo del singhiozzo sono diverse: respiratorie, come ad esempio pleuriti e pneumotoraci; cerebrali come i tumori, o i problemi vascolari che vanno ad alterare i nervi che portano i segnali al cervello; o associate a problemi del diaframma o addominali come i tumori dello stomaco o del pancreas e di tutti quegli organi che si appoggiano alla parete diaframmatica.
Una delle cause più frequenti è legata all’esofago, in particolare al reflusso gastroesofageo, ma il singhiozzo può essere associato anche a un riempimento eccessivo dello stomaco, o ai sintomi della dispepsia motoria. Spesso questi compaiono nelle persone che mangiano in fretta, che tendono a inghiottire aria e a soffrire di aerofagia, o in chi mastica molto chewing gum o consuma bevande gasate.
Può manifestarsi anche in chi parla molto in fretta, perché oltre a ingurgitare aria, non coordina bene il movimento della respirazione con la fonazione. Tutte queste cause aumentano la pressione all’interno dello stomaco.
Nel caso il singhiozzo venga ai poppanti, è imputabile all’allattamento troppo frettoloso, con conseguente introduzione di aria o eccessiva quantità di latte, sopra al fabbisogno.
Quando ci si deve preoccupare?
Il singhiozzo di solito ha una durata limitata e si risolve spontaneamente, in alcuni casi con un aiuto terapeutico. La persistenza del singhiozzo, per uno o anche due giorni consecutivi, anche la notte, è una condizione più rara che però non va sottovalutata e necessita di un’analisi approfondita per determinare le cause. In caso di singhiozzo persistente potrebbero essere utili una radiografia del torace, un’ecografia dell’addome e in seguito la gastroscopia.
Come si cura?
Tra le manovre scientifiche più efficaci per risolvere il singhiozzo c’è quella di Valsalva, che consiste nel deglutire stringendo il naso: questa condizione crea una differenza di pressione che tende a ristabilire la contrazione anomala.
Alle volte si è costretti a ricorrere ai farmaci, in particolare quelli che agiscono sul sistema nervoso muscolare, ma soltanto nei casi più persistenti, quando per esempio il singhiozzo va avanti da più di un’ora. Per gli episodi acuti io consiglio la metoclopramide, che è indicata sia per il vomito sia per il singhiozzo.
Poi ci sono i cosiddetti rimedi della nonna: acqua e zucchero, il cucchiaino di limone o aceto, bere l’acqua a piccoli sorsi. Sono tutti mezzi empirici che non hanno alcuna evidenza scientifica.
Perché l’influenza nei bimbi
peggiora la notte
Difficoltà a respirare, raffreddore, tosse e febbre. Spesso i bambini sembrano migliorare durante il giorno, per vivere poi un peggioramento nelle ore notturne. Questo accade perché il flusso sanguigno nel tratto respiratorio cambia quando il bimbo è sdraiato. In più l’aria secca può peggiorare i sintomi.
Tenere i bambini in una posizione più alta, magari con un cuscino in più può aiutare a migliorare la situazione, così come usare un vaporizzatore.
L’olio di cocco fa male
Per molto tempo siamo stati convinti dal fatto che l’olio di cocco fosse un super cibo che ci aiutasse a dimagrire. Purtroppo nessuno studio ha confermato questa affermazione. Al contrario. L’American Heart Association lo scorso giugno ha messo in guardia sui pericoli per il cuore dell’uso di questo tipo di olio vegetale. Contiene infatti sei volte i livelli di grassi saturi – quelli dannosi per intenderci – rispetto all’olio extravergine di oliva, di più della carne di maiale.
I grassi saturi alzano infatti i livelli di colesterolo cattivo.
L’aceto di mele fa bene alla salute
Nonostante ci siano molti siti e giornali che giurino che l’aceto di mele sia un toccasana per la salute, in realtà sono scarsi gli studi scientifici a supporto di questa affermazione.
Perché non provo orgasmo
Ci sono molti motivi per cui non si raggiunge l’orgasmo, sia nell’uomo, sia nella donna. Ci possono essere cause organiche o psicologiche.
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