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Il ministero della Salute ha redatto la classifica delle regioni con le cure migliori. Ci sono luci e ombre. In Italia i pazienti ricoverati ricevono cure sempre più tempestive ed efficaci, in particolare per patologie gravi come ictus e tumori.
Tuttavia restano forti criticità in ambiti fondamentali della prevenzione e dell’assistenza territoriale. Vaccinazioni, screening oncologici, promozione di stili di vita sani, uso corretto degli antibiotici, assistenza domiciliare, cure palliative e supporto ai non autosufficienti sono ancora carenti. Anche i tempi di arrivo delle ambulanze risultano problematici, evidenziando disparità regionali nell’accesso ai servizi sanitari.
In questo articolo
Disparità regionali: le Regioni al top e quelle in difficoltà
La sanità italiana si conferma a “macchia di leopardo”, con differenze significative tra le Regioni. Veneto, Toscana, Provincia Autonoma di Trento ed Emilia-Romagna si posizionano ai vertici della classifica, mentre Calabria, Valle d’Aosta, Sicilia e Abruzzo occupano le ultime posizioni, con un netto divario a sfavore del Sud.
Il monitoraggio del Ministero della Salute sui LEA
Il Ministero della Salute ha pubblicato i nuovi dati sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) relativi al 2023, anticipati dal Sole 24 Ore. Questi dati sono raccolti tramite il Nuovo Sistema di Garanzia (NSG), che valuta qualità e quantità delle prestazioni sanitarie erogate dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). I 24 indicatori misurano le performance in tre macroaree: ospedale, prevenzione e distretto (assistenza territoriale).
Dal 2019 al 2023 gli ospedali hanno registrato un miglioramento delle prestazioni, contribuendo per il 50% alla valutazione complessiva del sistema sanitario. Al contrario le aree di prevenzione e assistenza territoriale mostrano un peggioramento costante. Otto Regioni hanno ricevuto almeno un’insufficienza nei tre ambiti valutati, compromettendo l’accesso ai fondi premiali previsti dal Fondo Sanitario Nazionale.
Le Regioni promosse e quelle con criticità
Delle 20 Regioni italiane, 13 superano la soglia di sufficienza (60 punti su 100) in tutte le macroaree: Piemonte, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia e Sardegna.
Le migliori performance sono registrate nelle Regioni del Nord, che non solo garantiscono i LEA ai cittadini, ma attraggono anche pazienti da altre aree, generando un saldo positivo di mobilità sanitaria stimato in circa 5 miliardi di euro.
Al contrario, otto Regioni risultano “sotto soglia” in almeno una delle tre aree:
- Ospedali: Valle d’Aosta è l’unica Regione con insufficienza nelle cure ospedaliere.
- Prevenzione e distretto: Abruzzo, Calabria e Sicilia presentano criticità in entrambe le aree.
- Prevenzione: Bolzano, Liguria e Molise registrano carenze in questo ambito.
- Distretto: Valle d’Aosta, Abruzzo, Basilicata, Calabria e Sicilia non raggiungono la sufficienza.
Sei Regioni, in particolare Bolzano, Liguria, Abruzzo, Molise, Calabria e Sicilia, evidenziano gravi carenze nel settore della prevenzione, mentre cinque Regioni – Valle d’Aosta, Abruzzo, Basilicata, Calabria e Sicilia – faticano a garantire un’adeguata assistenza territoriale.
L’assistenza territoriale, un tallone d’Achille
La pandemia ha messo in luce le fragilità dell’assistenza territoriale italiana. Per colmare questo gap, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha destinato oltre 7 miliardi di euro al potenziamento delle cure primarie, con l’obiettivo di completare le riforme entro giugno 2026. Tuttavia i recenti dati sui LEA non mostrano ancora un impatto significativo delle misure introdotte dal Decreto 77 del 2022, che prevede il potenziamento di strutture come Case e Ospedali di Comunità, Centrali Operative Territoriali e telemedicina.
Inoltre restano aperte questioni cruciali come la riforma della medicina generale. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, punta sulla trasformazione dello status giuridico dei medici di famiglia, prevedendone il passaggio da liberi professionisti convenzionati a dipendenti del SSN, in modo da garantire la loro presenza nelle Case di Comunità. Tuttavia, questa riforma incontra resistenze sindacali e politiche, come già accaduto con il precedente ministro Roberto Speranza.
Conclusioni
Il quadro della sanità italiana evidenzia progressi nel settore ospedaliero, ma anche gravi criticità nell’assistenza territoriale e nella prevenzione. Le disparità regionali restano marcate, con il Sud in difficoltà rispetto al Nord. Il PNRR offre un’opportunità unica per colmare queste lacune, ma la sfida sarà rispettare le scadenze e superare gli ostacoli burocratici e sindacali per garantire un’assistenza sanitaria più equa e accessibile a tutti i cittadini.