Le applicazioni della chirurgia robotica sono sempre di più. A vent’anni dall’introduzione in Italia del primo sistema robotico – il da Vinci ideato dall’azienda statunitense Intuitive Surgical – questo potente strumento di chirurgia mininvasiva è oggi uno standard di eccellenza mondiale in molti ambiti clinici. È giunto ormai alla quarta generazione. Il robot operatorio più evoluto della chirurgia hi-tech è stato battezzato come il grande scienziato rinascimentale, proprio perché a Leonardo si devono i primi studi sull’anatomia umana che stanno alla base della funzionalità di queste intelligenze artificiali.
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Applicazioni della chirurgia robotica: il ruolo del Policlinico di Milano
Per sottolineare l’importanza di questo ventennale, la Società Italiana di Chirurgia (SIC) ha
recentemente ricordato l’installazione a Milano dei primi robot da Vinci. Questi robot hanno permesso di migliorare le procedure di rimozione della prostata, sostituzione della valvola cardiaca e di chirurgia ginecologica. Il Policlinico di Milano ha anche creato la Rete Robotica Lombarda. Qui l’esperienza umana e robot collaborano in sinergia. Sono a disposizione di tutti quei centri che seguono pazienti candidabili a questo tipo di intervento, ma non hanno le possibilità tecniche per attuarlo.
Un centro d’eccellenza a disposizione di tutti gli specialisti
Le altre strutture possono quindi mandare i loro specialisti in Policlinico per imparare la tecnica robotica chirurgica. Una volta formati, possono utilizzare persino la sala robotica dell’ospedale milanese per operare i propri pazienti. In questo modo i medici vengono istruiti a lavorare insieme all’assistente robot che diventa per loro un grande supporto nei passi ad alta precisione manuale. Inoltre riducono anche notevolmente lo stress al quale un chirurgo è sottoposto durante operazioni molto complicate.
Applicazioni della chirurgia robotica post operatorie
I benefici della chirurgia robotica sono soprattutto a livello post-operatorio per la rapidità di
ripresa, il minore rischio di contrarre infezioni e un basso margine di dolore. Fino al 2019 l’Italia
ha visto la crescita dei principali interventi, raggiungendo la soglia di 24.000 operazioni all’anno.
In primis in urologia (67%), seguita da chirurgia generale (16%), ginecologia (10%), chirurgia
toracica (5%) e otorinolaringoiatria (2%). Poi è arrivato il Covid che ha rallentato, ma non
fermato, la corsa all’uso della tecnologia di ultima generazione.
Applicazioni della chirurgia robotica per l’addome
Oggi per celebrare questo anniversario importante l’Università di Pisa e Updates in Surgery, la rivista scientifica ufficiale della SIC, hanno posto l’attenzione sulle metodologie operatorie di tipo addominale. Proprio a Pisa e al San Raffaele di Milano furono installati agli inizi di quest’avventura i primi due
robot chirurgici d’Italia. «È un’occasione per fare il punto della situazione e per scoprire in che
direzione andrà questa branca della chirurgia che ha rivoluzionato il modo di approcciare la sala
operatoria». Francesco Basile è presidente della SIC. Aggiunge Ugo Boggi, docente
di chirurgia generale all’Università di Pisa. «Vogliamo mettere sul piatto le innovazioni che la
robotica ha apportato al modo di operare con benefici in termini di efficacia e velocità».
Bracci snodati che non tremano
Prostata, cuore, ossa o addome, la chirurgia robotica è diventata un prezioso alleato
del chirurgo moderno. Per un braccio robotico, muoversi al «ritmo» scrupoloso di un chirurgo,
tagliando o suturando con accuratezza, è diventata un’azione sempre più «umana». Molti si
chiedono se il robot possa sostituire completamente il chirurgo in sala operatoria, ovvero se la
macchina operi mentre il medico assiste. «Il robot non può operare da solo. Esperienza e
competenze umane sono infatti necessarie anche nella chirurgia assistita dalla macchina più
evoluta». Jacques Lucien Megevand è responsabile di chirurgia generale dell’Humanitas San Pio X di Milano. Sono 111 in Italia (22 solo in Lombardia) e circa 5000 nel mondo le piattaforme chirurgiche da Vinci che permettono al medico di superare i limiti delle tecnologie convenzionali.
Applicazioni della chirurgia robotica: che fa il medico?
Il medico rimane fisicamente lontano dal paziente, seduto a una postazione dotata di monitor e comandi. Il campo operatorio è invece proiettato tridimensionalmente con immagini ferme e ad altissima risoluzione. «Il chirurgo opera alla console dotata anche di pedali e corredata di un visore ad alta definizione che fornisce immagini elaborate e tridimensionali. Queste permettono di raggiungere una profondità realistica alla visione del campo operatorio. I movimenti del chirurgo vengono tradotti dal sistema robotico in micromovimenti simultanei estremamente precisi e delicati, filtrando il tremore naturale delle mani. Per far eseguire i movimenti al robot, il chirurgo utilizza due manipoli posizionati sotto il display, con i quali controlla anche la telecamera 3D e gli strumenti robotici. Infine, il sistema effettua ripetuti controlli di sicurezza che impediscono qualsiasi movimento indipendente delle braccia robotiche».
Chirurgia oncologica e trapianti
Senza alcun dubbio l’arrivo di questa nuova tecnologia ha consentito di esplorare campi di applicazione poco noti. Stiamo parlando in particolare del trapianto di rene, pancreas e fegato e della chirurgia oncologia, per ciò che concerne la prostatectomia radicale nei pazienti con tumore alla prostata.
I vantaggi per le operazioni per il tumore alla prostata
Per questo tipo di intervento la chirurgia robotica offre molti vantaggi. Primi tra tutti il super-ingrandimento ottico e tridimensionale insieme all’ampiezza di movimento e di rotazione del braccio robotico. Con questo metodo mininvasivo si arriva alla prostata attraverso un percorso diverso da quello tradizionale, che si effettua di norma per via rettale. Si passa dietro la vescica, ottenendo così una migliore preservazione della continenza urinaria e un risparmio dei nervi deputati all’erezione. Il tutto rispettando la priorità oncologica di eradicazione del tumore.
Applicazioni della chirurgia robotica: il ruolo in ambito oncologico
I robot sono così arrivati a effettuare interventi oncologici sempre più complessi, come la cistectomia in pazienti affetti da neoplasia alla vescica e l’escissione mesorettale totale infiltrante nei casi di tumore del retto. La cistectomia è un’operazione molto delicata. Consiste nell’asportazione, con l’impiego dei quattro bracci robotici del da Vinci, di vescica, prostata, vescicole seminali, dotti deferenti e linfonodi otturatori e iliaci nell’uomo e di vescica, utero, parete anteriore della vagina e linfonodi
loco-regionali nella donna.
La cataratta
Grazie a micromovimenti ad alta precisione, i sistemi robotici possono operare anche in siti
molto ristretti e delicati. Proprio come fa Axsis, il robot assistente sviluppato dal colosso
tecnologico Cambridge Consultants. Questo nuovo braccio telecomandato è stato ideato per
uno dei più comuni interventi di chirurgia oculare, il trattamento per la cataratta.
Per questa operazione di routine occorre ridurre al minimo il margine di errore, evitando di
ledere la parte posteriore del cristallino. A risolvere l’inconveniente, causato spesso da un errore umano, sono le due piccole cesoie di Axsis. Operano in uno spazio di dieci millimetri, le stesse dimensioni del cristallino.
Applicazioni della chirurgia robotica: cosa succederà nel futuro?
In futuro un sistema simile potrebbe essere adottato per altre operazioni di microchirurgia, come
quelle a stomaco e intestino. Presso la clinica oftalmologica dell’Ospedale di Chieti, l’intervento chirurgico con robot laser è in assoluto il più eseguito in Italia con 500.000 casi ogni anno. Questo robot computerizzato è associato a un laser velocissimo che può essere regolato a diverse profondità
nell’occhio, riducendo anche miopia, astigmatismo e presbiopia. «Il chirurgo ha un ruolo
centrale, ma il robot fa quello che la mano umana non può svolgere». Leonardo Mastropasqua è direttore del Centro nazionale di alta tecnologia in oftalmologia di Chieti. «La tecnologia offre possibilità sempre più avanzate che permettono grande precisione, una perfetta gestione dei raggi laser e tempi di recupero più brevi per il paziente».
Applicazioni della chirurgia robotica: limiti e traguardi della tecnica
I benefici
Che sia autonoma o assistita, grazie ai microstrumenti accessori, la chirurgia robotica presenta
innumerevoli vantaggi per il paziente. In primo luogo minori traumi ai tessuti e conseguente
riduzione di sanguinamento, abbassando notevolmente la probabilità di successive trasfusioni.
Si vedrà così ridurre notevolmente il tempo di degenza postoperatoria con una più rapida
ripresa nello svolgimento delle normali attività quotidiane.
«La chirurgia robotica altro non è che l’evoluzione della laparoscopia. «Il movimento della mano del chirurgo viene esattamente riprodotto con i bracci robotici attraverso gli strumenti. Ciò si traduce in un miglioramento netto di destrezza e abilità umana in sala operatoria».
I limiti
«Il primo grande deficit da risolvere nel sistema robotico è la mancanza di sensibilità tattile. Non è facile con i mezzi attuali fornire al chirurgo il senso del tatto. Ciò è ovviamente uno degli obiettivi da affrontare. Il secondo punto è invece quello di fornire maggiore flessibilità al sistema». A perfezionare il robot percorrendo proprio questa via sono gli stessi produttori del da Vinci con l’ultima versione, l’Xi
System. Questa nuova applicazione combina la funzionalità del sistema montato su un’unica colonna con la flessibilità di una piattaforma mobile. In questo modo semplifica ulteriormente la motilità del braccio robotico intorno al paziente. È possibile effettuare interventi complessi multiquadrante senza riposizionamenti del carrello paziente, i movimenti sono effettuati tramite assistente vocale,
mentre i bracci robotici sono più sottili e gli strumenti più lunghi.
I limiti economici
Nonostante i miglioramenti, però, c’è ancora la mancanza di feedback tattile e tra l’altro risulta
elevato il costo del sistema complessivo di robot e strumentazione, ma anche il sostenimento
del sistema stesso. Inoltre, per poter manovrare il complesso robotico occorrono competenze
molto elevate da parte del chirurgo e del personale di sala, da acquisire attraverso una specifica
formazione.