Sono giovani, ma hanno già un discreto successo. Sono i prodotti plant based, la tendenza alimentare del momento. Che, però, tendenza spera di non rimanere perché l’obiettivo dei prodotti a base vegetale è ambizioso: ridurre il consumo di cibi di derivazione animale e rendere le diete più sostenibili. Secondo un’indagine condotta da AstraRicerche e Unione Italiana Food, che ha messo a confronto le abitudini di 1.200 persone, alcune consumatrici e altre no di prodotti plant based, oltre un italiano su due li acquista con regolarità. Particolarmente amati i burger e i piatti pronti a base vegetale, ma nel carrello trovano spazio anche gelati e dessert oltre che le molto diffuse bevande vegetali (metà del campione le consuma regolarmente).
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Cosa sono i prodotti plant based
I prodotti plant based sono burger, bevande, gelati, dolci, prodotti al cucchiaio con fermenti lattici, salse, condimenti e creme spalmabili composti da ingredienti vegetali, come legumi, verdure e cereali. Imitano il prodotto originale, più nella forma che nel sapore, perché di fatto un burger composto da piselli e melanzane non ha niente a che vedere con un hamburger di carne, tuttavia ci sono sempre più aziende che imitano la carne rossa anche nel sapore. Mangiare plant based non significa essere vegani o vegetariani. La scelta si allarga anche a persone che vogliono, più che altro per motivi di sostenibilità ma anche per benessere personale, ridurre il consumo di prodotti animali, come carne, pesce e uova, la cui produzione pesa notevolmente sull’ambiente. Questa tipologia di consumatori – definiti flexitariani – mangia a base vegetale, ma la maggior parte non si preclude del tutto il consumo (saltuario) di prodotti animali.
Prodotti plant based: positivi per l’ambiente
Perché vengono scelti? Dall’indagine, emerge che chi li acquista lo fa perché sono buoni e gustosi (71,3%), digeribili (71,1%), perché aiutano a raggiungere una corretta nutrizione (71%), perché fanno bene al pianeta (70,3%), e anche perché sono formulati con ingredienti di origine naturale (70,3%) e di alta qualità (70%). Spingono il consumo di questi prodotti l’esigenza di variare l’alimentazione quotidiana (41,8%, percentuale che sale tra gli over 55) e la voglia di ridurre il consumo di proteine animali (32,2%). Anche sulla sostenibilità dei plant-based quasi otto conoscitori su dieci (77,5%) sono concordi. Tuttavia restano dubbi tra un 15,6%, che pensa che questi prodotti siano realizzati consumando molta acqua e producendo ingenti quantità di anidride carbonica.
«Numerosi studi hanno dimostrato che i prodotti vegetali hanno un ridotto impatto ambientale», spiega Ludovica Principato, professoressa aggregata in Gestione sostenibile di impresa all’Università Roma Tre. «Il cibo che consumiamo ha un impatto diretto sul pianeta e sull’uso delle sue risorse naturali. In Italia, l’adozione diffusa di una dieta flexitariana, più ricca di alimenti di origine vegetale (come verdura, frutta, cereali integrali, legumi), avrebbe effetti molto positivi. Ad esempio in termini di minori emissioni di gas serra e maggiore risparmio idrico, rispetto all’attuale regime alimentare seguito nel nostro Paese. Si produrrebbero gas serra equivalenti a 106 Mt CO2eq, anziché 187. Inoltre verrebbero utilizzati terreni coltivati pari a 15 mila campi di calcio, anziché 20 mila. L’acqua consumata, infine, sarebbe pari a 17 km³, anziché 26. Con un risparmio idrico equivalente a 3 milioni e 600 mila piscine olimpioniche».
La differenza tra carne plant based e carne sintetica
La carne plant based non ha nulla a che fare con quella sintetica. Tuttavia, una persona su dieci, tra chi conosce i burger vegetali e la carne sintetica pensa ancora che questi prodotti possano essere la stessa cosa. Per un esiguo 6% i prodotti a base vegetale sarebbero persino realizzati in laboratorio. «Plant-based e carne sintetica (o, per meglio dire, carne coltivata) sono due prodotti totalmente differenti. Tanto per caratteristiche quanto per composizione», precisa Lucilla Titta, biologa nutrizionista e ricercatrice dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano.
«I plant-based nascono da materie prime vegetali che fanno parte da sempre della nostra alimentazione. Come verdure, cereali e legumi. La novità di questi prodotti risiede nel modo in cui questi ingredienti vengono usati per creare qualcosa che prima non esisteva. E che i consumatori hanno dimostrato apprezzare». La carne coltivata, invece, si realizza a partire da cellule staminali dell’animale che vengono coltivate in laboratorio e replicate per produrre il pezzo di carne. «I prodotti a base vegetale vanno considerati come alleati. Possono infatti aiutarci a integrare le porzioni di cereali, legumi, frutta e verdura e a mantenere una dieta equilibrata». In generale, i prodotti plant based hanno un basso contenuto di grassi, in particolare di grassi saturi, molte fibre e tante proteine, soprattutto se sono a base di legumi e in particolare soia.
Tipologia di prodotti plant based
- Burger e polpette vegetali – sono prodotti con vari ingredienti tra cui, per citarne alcuni, proteine di soia, seitan, riso, piselli, altri cereali e verdura.
- Bevande vegetali – le più comuni sono quelle a base di soia, riso, mandorla, cocco e avena. Esistono anche, seppur meno diffuse, le bevande a base di nocciola, noci, anacardi, miglio, orzo, farro, piselli o lupini.
- Gelato vegetale – deriva dal seme di una leguminosa (ad esempio fagioli, fave, piselli) ed è preparato senza latte. Per questo risulta perfetto anche per gli intolleranti al lattosio.
- Creme spalmabili vegetali – sono per lo più ottenuti da bevande vegetali a base di soia, mandorla o riso. Hanno consistenza e sapore analoghi a quelli dei formaggi tradizionali.
(Fonte Unione Italiana Food)