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Premio Nobel Medicina 2020 alla scoperta del virus dell’Epatite C

Uno dei virus più subdoli e letali. I nuovi farmaci, costosissimi, ne hanno però rivoluzionato la cura

Gli statunitensi Harvey Alter e Charles Rice e il britannico Michael Houghton hanno ottenuto il Premio Nobel Medicina 2020  per la scoperta del virus dell’epatite C. Si tratta di una patologia cronica che provoca l’infiammazione del fegato e può aumentare il rischio di sviluppare un tumore al fegato ed è il primo motivo di trapianto di questa ghiandola, la più grande del corpo umano. Chi vince il premio Nobel riceve una medaglia d’oro e 940.000 euro.

Premio Nobel Medicina 2020: la scoperta più di 30 anni fa 

Il virus dell’epatite C, l’Hcv, quest’anno compie 31 anni, visto che venne ‘riconosciuto’ dalla comunità scientifica nel 1989. Un anniversario che segna l’inizio della sua ‘fine’. Oggi esiste un farmaco in grado di guarire completamente da questa malattia. È la speranza per molti pazienti che convivono con questa infezione che, ricordiamo, colpisce circa 70 milioni di persone nel mondo con oltre 350.000 morti l’anno. Il problema è che il farmaco è molto costoso.

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Le nuove cure hanno rivoluzionato le terapie contro la malattia 

Un ciclo di cura di 12 settimane con sofosbuvir – questo il nome della molecola – negli Stati Uniti costa 84.000 dollari. Può salire fino a 168.000 per le infezioni più resistenti che richiedono un ciclo doppio. In Italia il prezzo dovrebbe aggirarsi fra i 40 e 45 mila euro per un trattamento di 12 settimane. Il problema del costo elevato riguarderà anche gli altri antivirali ad azione diretta contro l’Hcv che sono sul mercato europeo ormai da sei anni (come simeprevir e daclatasvir). Ce ne sono anche altri, come nel caso del terapia soprannominata in 3D, a base di ABT-450/ritonavir, ombitasvir, dasabuvir e ribavirina.

Premio Nobel Medicina 2020: perché si parla poco di Epatite C?

Di epatite si parla poco, molto poco se teniamo conto del fatto che nell’Unione Europa provoca 10 volte più morti del virus dell’Aids: ai virus dell’epatite C e B insieme, sono infatti imputabili circa 90 mila decessi nel 2010 (57 mila vittime dell’Hcv e 31 mila dell’Hbv), contro i poco più di 8 mila morti per Hiv/Aids. Questi sono i dati del Global Burden of Disease Study. In particolare per quanto riguarda l’epatite C, si calcola che fino all’85% dei pazienti non riesca a eliminare il virus dall’organismo e sviluppi la forma cronica che può portare a cirrosi e cancro del fegato.

In Italia si stima sia infetto il 3% della popolazione, circa 1,5 milioni di persone, ma la maggior parte non sa di aver contratto il virus dell’Hcv: è la pesante eredità degli anni ’60 e ’70, quando l’infezione si trasmetteva soprattutto con trasfusioni di sangue infetto e con l’uso di strumentazione medica non adeguatamente sterilizzata.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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