Myriam Catania racconta a Ok Salute e Benessere del suo terribile incidente. Quando mamma mi ha visto appena arrivata al Pronto Soccorso, con il volto tumefatto, livido e sconquassato, ha pensato – ma me l’ha detto solo molto tempo dopo – che non sarei mai più tornata la Myriam di prima. La Myriam piena di vita, con il visino fanciullesco, l’aspetto sbarazzino e due fossette pronte a saltar fuori a ogni sorriso si era trasformata così radicalmente da non essere quasi più riconoscibile. Chiunque, osservando quell’improvvisa metamorfosi, si sarebbe convinto che le varie contusioni e le fratture che mi ero procurata a zigomo, osso mascellare e mandibola in quel terribile incidente mi avrebbero segnata esteticamente. Questo avrebbe potuto costituire un serio problema non solo per la mia carriera di attrice, ma anche e soprattutto per la mia vita.
Beh, le cose sono andate molto diversamente. Come testimonia la mia immagine (quella che appare in queste pagine sono io, giuro, niente fotoritocchi), non mi è rimasta alcuna cicatrice, né visibile né interiore, di quello che è successo 14 anni fa. Questo perché, pur nella sventura e nella fatalità, ho avuto tre grandi fortune, che mi hanno permesso di superare e lasciarmi alle spalle quel trauma. E ora vi spiego quali sono state.
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Myriam Catania: «Sono stata in coma farmacologico»
Se riavvolgo il nastro, ricordo la primavera 2006 come un periodo particolarmente felice. Ero impegnata con le riprese della fiction Rai Lo zio d’America 2. Ero diretta proprio da mia mamma, iniziavo ad avere una relazione stabile ed erano appena terminati i lavori di ristrutturazione nel mio nuovo appartamento romano.
Una domenica d’aprile, di ritorno da una prova di canti, viaggiavo sul mio motorino e sono stata investita da un’auto. Di quell’impatto tanto violento non ho ricordi perché la commozione cerebrale cui sono andata incontro, nonostante avessi il casco semi-integrale che mi ha salvato la vita, mi ha causato una perdita temporanea della memoria. Quindi quello che so l’ho appreso dal verbale della polizia e dai racconti dei familiari.
L’edema cerebrale insorto dopo quella tremenda botta, ha costretto i medici del Policlinico Umberto I, dov’ero stata portata di corsa, a mettermi «in stand by» con il coma farmacologico per qualche giorno. La decisione per ridurre temporaneamente l’attività cerebrale e permettere ai tessuti di riprendersi appieno dal trauma. Ma dopo essermi risvegliata, ancora debilitata e con la mente annebbiata, restava da risolvere la questione del disastro che aveva deturpato il mio viso. E qui, la mia prima grande fortuna.
Dal chirurgo di De Sica
Tramite Christian De Sica, che anni prima era stato coinvolto in un grave incidente con i fuochi d’artificio ed era per questo finito in sala operatoria, ci siamo messi nelle mani di Giorgio Iannetti, un grande chirurgo maxillo-facciale che non solo mi ha «aggiustata», ma si è anche dimostrato un professionista d’altri tempi, sempre pronto a rassicurare i miei genitori, disponibile al confronto, fermo nelle sue decisioni ma al contempo molto umano.
Myriam Catania: «La mia seconda fortuna è che non avevo tagli profondi»
«Signora Izzo, le prometto che Myriam riavrà i suoi lineamenti freschi, il sorriso, le fossette, l’armonia dei tratti e le sue guance sode». Iannetti lo continuava a ripetere a mia mamma che, non avendomi mai lasciata sola un attimo, appariva molto provata e demoralizzata.
E così, in Clinica Villa Margherita, sono finita sotto i ferri per ritrovare, in un certo senso, me stessa. Il fatto che, come ha anche confermato Iannetti, il parabrezza della macchina non mi avesse procurato alcun taglio è stata una grande – la seconda – fortuna. Chi riporta ferite profonde deve poi fare i conti con cicatrici più o meno evidenti, nei confronti delle quali si può fare ben poco.
Le placche in titanio non mi danno alcun problema
Chi come me, invece, subisce «solo» una o più fratture, non ha poi segni di alcun tipo e l’aspetto può tornare come prima. Certo, l’intervento non è stato una passeggiata, anzi, è durato diverse ore e per riallineare e ancorare le ossa rotte di zigomo, mascellare e mandibolare il chirurgo ha inserito, tramite micro-incisioni che si sono poi completamente rimarginate, delle placche in titanio, che ancora oggi mi «fanno compagnia».
Spesso, quando racconto questo episodio della mia vita, qualcuno mi chiede se ho mai avuto problemi con questi «corpi estranei» ma non osa farmi la domanda diretta… E allora di solito io, che sono una persona autoironica e con la risata sempre pronta, precedo il mio interlocutore dicendo che no, non ho mai fatto suonare l’allarme del metal detector negli aeroporti o nelle banche proprio perché il titanio, rispetto all’acciaio del passato, non interagisce col campo elettromagnetico dell’apparecchio di sicurezza. Per lo stesso motivo
posso tranquillamente sottopormi a Tac e risonanze magnetiche senza problemi e, pensate, queste placche non mi hanno mai causato fastidi o dolori neanche durante i cambi di stagione o, come dicevano i nostri nonni, quando cambia il tempo.
Mia mamma aveva fatto togliere tutti gli specchi
Comunque, dopo l’intervento, complici il trauma subito, i farmaci e il sorriso sdentato, il mio aspetto era piuttosto spaventoso. Ma nonostante mia madre, che voleva evitarmi ulteriori sofferenze, si fosse prodigata nel coprire tutti gli specchi della clinica, dove ho trascorso un mese di degenza, io ho sempre cercato di non dare troppo peso a quella temporanea trasformazione fisica. Tant’è che un giorno, costretta a prendere un ascensore, mi sono ritrovata di fronte alla mia immagine riflessa nello specchio del vano e ho pensato a quanto fossi strana, deforme, mostruosa. Ma non me ne importava niente. Ero viva, questa era la cosa più importante. Tutto il resto perdeva di significato di fronte a questa certezza. Le
ossa? Si sarebbero aggiustate. I lividi? Pian piano sarebbero sbiaditi. La Myriam di prima? Alla fine sarebbe tornata, più carica che mai. Ma intanto c’ero, c’ero eccome.
Myriam Catania: «Ho avuto uno stop di un anno»
Ci sono voluti mesi, certo, ma alla finene sono uscita. Dopo essermi ripresa ho terminato anche di girare Lo zio d’America 2, con molta fatica a concentrarmi e a memorizzare le battute. Questo è l’unico strascico che mi porto dietro ancora oggi. Non ho mai sofferto di dolori
post-operatori, e nemmeno negli anni successivi. La memoria, però, soprattutto quella breve, non è più tornata come prima. Certo, rispetto ai primi tempi, la situazione è migliorata tantissimo. Anche adesso però ho qualche difficoltà a ricordare i volti delle persone che
incontro, i nomi, le piccole cose. Ma forse in questo c’entra un po’ anche il fatto che ho da poco superato i 40 anni e anche io inizio a invecchiare… Scherzi a parte, l’incidente e tutto ciò che ne è conseguito hanno un po’ messo un freno al mio lavoro. Purtroppo sono stata
costretta a uno stop forzato di circa un anno, tra intervento, convalescenza, riabilitazione e ripresa «mentale». Questo ovviamente non ha giovato alla mia carriera.
Myriam Catania ci ha spiegato che ha vissuto dei momenti difficili in questo senso. «Le chiamate tardavano ad arrivare nonostante io avessi una voglia matta di rimettermi in gioco. La mia ultima fortuna, però, è stata quella di avere una famiglia solida e particolarmente unita a farmi da scudo in quel periodo complicato».